Fermiamo il fascismo dello Stato turco! Noi donne difendiamo il Kurdistan!

Ieri sera la crudeltà dello Stato turco si è manifestata ancora una volta nel territorio del Kurdistan, questa volta in Bașur.

Traduciamo da WomenDefendRojava (15 giugno 2020).

Ieri sera la crudeltà dello Stato turco si è manifestata ancora una volta nel territorio del Kurdistan, questa volta in Bașûr (Kurdistan meridionale, Iraq). Il regime fascista di Erdogan ha segnato l’inizio della cosiddetta operazione “Claw-Eagle” [artiglio d’aquila] con intensi bombardamenti.

Questi attacchi si aggiungono ad altri portati avanti nella guerra contro il popolo curdo dichiarata dallo Stato turco e dal suo regime fascista. Nel Nord e nell’Est della Siria continuano gli attacchi, la guerra sporca e l’occupazione da parte dello Stato turco e dei suoi mercenari jihadisti. In Bakur (Kurdistan settentrionale, Turchia) procedono con una forma di colpo di Stato che mira a imprigionare tutta l’opposizione.

Le bombe di ieri sera in Bașûr hanno colpito il campo profughi di Makhmour, le montagne di Qandil e la regione dello Şengal (Sinjar). L’obiettivo degli attacchi dello Stato turco è ancora una volta la popolazione civile; sono stati attaccati i villaggi, il campo profughi e persino l’ospedale di Zerdest.

La popolazione yazida, che vive nell’area di Şengal (Sinjar) e che dopo il tentato genocidio da parte dell’ISIS ha potuto gradualmente tornare, è di nuovo presa di mira da un fascismo spietato, questa volta rappresentato dallo Stato turco. È, una volta di più, la dimostrazione che le pratiche dello Stato turco siano le stesse dell’ISIS.

Per questo motivo chiediamo a tutte le donne del mondo di opporsi ai crimini di guerra commessi dallo Stato turco, di denunciare la responsabilità di tutti gli Stati membri della NATO e di tutte le organizzazioni, come le Nazioni Unite, che fanno finta di nulla di fronte alle violazioni dei diritti umani commesse in tutto il Kurdistan.

Come Women Defend Rojava chiediamo alle donne di difendere il Kurdistan dal fascismo e di organizzare azioni, manifestazioni o raduni. Vi chiediamo di diffondere le atrocità dello Stato turco e di fare pressione sui responsabili di questa situazione.

Assumiamoci insieme il nostro ruolo di donne e difendiamo la vita contro il fascismo.

Fermate i crimini di guerra della Turchia!

Le donne difendono il Rojava!

Le donne difendono il Kurdistan!

Leyla Güven: sarò col mio popolo finché non si otterrà la libertà

Leyla Güven, parlamentare dell’HDP di Hakkari, ha inviato un messaggio dal carcere all’agenzia JinNews.

Traduciamo da ANFNews (5 giugno 2020).

Leyla Güven, parlamentare dell’HDP di Hakkari, ha inviato un messaggio dal carcere all’agenzia JinNews: “Il momento più buio della notte è il momento più vicino al nuovo giorno. Siamo molto vicini al successo. Non siamo noi quelli in una situazione difficile” ha detto.

Leyla Güven, parlamentare dell’HDP di Hakkari, che è stata privata dell’immunità giovedì, ha inviato un messaggio dal carcere all’agenzia JinNews: “Siamo i rappresentanti di un popolo le cui identità, cultura ed esistenza sono negate” – aggiungendo – “non è facile rappresentare un popolo che sacrifica tutto per affermare la propria esistenza.”

Güven ha continuato: “Ma come donne curde, eravamo Sara a Parigi, Arin Mirkan in Rojava, Avesta Xabur in Bashur e abbiamo resistito, siamo sopravvissute. Dopo tutto, siamo le succeditrici di una tradizione di lotta. Non è necessario essere una deputata per rappresentare il popolo curdo. Continueremo la nostra lotta in tutte le aree della vita, proprio come le nostre compagne prima di noi.”

Güven ha concluso il suo messaggio con le seguenti parole: “Come donna curda do la mia parola al nostro popolo. Ci sarò in qualsiasi fase della lotta del popolo curdo per la libertà. Invio il mio amore e rispetto a tutto il nostro popolo, specialmente al popolo di Hakkari. Possano i cuori del nostro popolo essere immensi. Il momento più buio della notte è il momento più vicino al nuovo giorno. Siamo molto vicini al successo. Non siamo noi quelli in una situazione difficile.”

Non lasciamoci zittire! – Il Kongra Star in solidarietà all’Associazione delle Donne Rosa

Come movimento delle donne Kongra Star condanniamo le azioni del regime fascista turco contro le attiviste in Kurdistan Settentrionale e riaffermiamo la nostra solidarietà nei confronti delle donne.

Pochi giorni fa lo Stato turco ha fatto irruzione nelle case di attiviste dell’Associazione delle Donne Rosa, del Movimento delle Donne Libere (TJA) e di attiviste e rappresentanti dell’HDP nel Kurdistan Settentrionale, arrestando tutte queste donne.

Il Kongra Star, movimento delle donne del Rojava, ha pubblicato il seguente comunicato in solidarietà:

Il regime fascista dell’AKP-MHP ha sottoposto l’intera società e popolazione della Turchia e del Kurdistan Settentrionale a un genocidio. Le pratiche del regime fascista non hanno limiti. Con esse vengono violati tutti i valori morali e umani. I valori più significativi e fondamentali che sostengono la società vengono dissacrati, proprio come sono state dissacrate le tombe dei figli del popolo curdo rubando le ossa dei morti e prendendole a calci. Nel frattempo, bambini, donne e tutti i valori della società vengono stuprati.

Questi arresti fanno calare un’ombra sulla speranza e sulla coscienza delle persone. Bambini, donne, giovani e vecchi, tutte le generazioni della società sono rimaste senza fiato e senza speranza. Gli attentati e gli attacchi contro i curdi hanno avuto effetti devastanti. Ma i curdi non si piegano. I curdi sono quelli che combattono da centinaia di anni per la libertà, la democrazia e l’uguaglianza in Turchia; questo è il motivo per cui li vogliono silenziare e spezzare la loro volontà. Vogliono distruggerli con i loro attacchi brutali e immorali. Ma non sono in grado di farlo. I curdi sono coloro che oggi non tacciono all’ombra del fascismo estremista turco e continuano a resistere. Lo Stato turco sa che non potrà vincere finché i curdi non saranno sconfitti.

Si stanno eseguendo arresti pianificati e mirati di sindaci e di politici, e ciascun attivista dell’opposizione in Turchia viene fatto oggetto di una pesante repressione. La recente ondata di arresti di svariati membri dell’Associazione delle Donne Rosa e l’arresto di politici è parte di questo piano. Rosa è un’organizzazione che lotta contro le violazioni dei diritti delle donne e la violenza contro le donne. Era un luogo a cui le donne si affidavano e dove potevano tirare un sospiro di sollievo. Lottavano per i diritti e la libertà delle donne. Non da ultimo, il regime fascista dell’AKP-MHP ha preparato misure per legalizzare il matrimonio minorile con ragazze. Sappiamo che finora la lotta delle donne curde ha portato molti cambiamenti nella società e nel sistema.

Il ruolo trainante delle donne nella sfera politica e sociale è palese e questo dà forza alla speranza di libertà sia tra le donne sia nella società curda. Questo è il motivo per cui il regime fascista ha puntato alle donne fin dall’inizio. Dall’uccisione, all’arresto, allo stupro: per sconfiggerle sono stati usati e legittimati tutti i metodi. Sappiamo, comunque, che le donne curde non possono essere messe a tacere, intimidite e private della loro richiesta di libertà con l’arresto e la morte. Lo Stato fascista ne imprigiona migliaia, ma altrettante stanno resistendo.

Come movimento delle donne Kongra Star condanniamo le azioni del regime fascista turco contro le attiviste in Kurdistan Settentrionale e riaffermiamo la nostra solidarietà nei confronti delle donne.

Chiediamo a tutte le donne di essere solidali e sostenere le donne curde che con la loro lotta si sono dotate di una grande volontà, di un’organizzazione e di una personalità forti. Non fatevi zittire di fronte a queste pratiche fasciste e crudeli. Combattete per le vostre istituzioni, i vostri valori e la vostra esistenza.

26 maggio 2020
Coordinamento del Kongra Star

STOP ARMI ALLA TURCHIA: EMBARGO POPOLARE

“STOP ARMI ALLA TURCHIA: EMBARGO POPOLARE”
Questa mattina abbiamo deciso di bloccare l’ingresso della Rheinmetal Spa da cui nelle prossime ore, partirà un cannone da 600 colpi al minuto diretto verso la Turchia.
Lo abbiamo fatto perché riteniamo vergognoso che l’Italia continui ad esportare armi verso la Turchia, legittimando ed alimentando l’ignobile offensiva turca nel nord della Siria, che ha già comportato la morte e il ferimento di centinaia di civili e la creazione di una vera e propria emergenza umanitaria con la messa in fuga di 300.000 uomini, donne e bambini. Pretendiamo che il Governo italiano, al di là delle sterili dichiarazioni di facciata, adotti tutti i provvedimenti necessari per bloccare immediatamente l’export delle armi verso la Turchia, comprese le commesse già pronte. Non possiamo accettare infatti, che un eventuale embargo riguardi solo i futuri ordini, lasciando nel frattempo che gli armamenti prodotti in Italia continuino ad uccidere civili innocenti. Basti pensare che il cannone automantico Oerlikon, in grado di sparare qualcosa come 600 colpi al minuto, fa parte di una commessa di 12 cannoni (di cui 9 già consegnati), commissionati nel 2016 dalla  Aselsan Elektronic, fornitrice dell’esercito di Ankara.
Invitiamo tutte le realtà territoriali a dare un concreto sostegno alla lotta del popolo curdo, segnalando i siti in cui si producono armamenti che potrebbero alimentare il massacro in Rojava. Chiediamo, inoltre, ai lavoratori ed alle lavoratrice della logistica e della produzione di svolgere un ruolo attivo nell’opposizione all’invio di macchine da guerra verso Ankara. Se il Governo italiano non ha il coraggio di fermare l’esportazione delle armi, dimostriamo che esistono centinaia di uomini e donne pronti a realizzare un embargo popolare.
Verso la manifestazione nazionale del 1 novembre
#controlaguerra
#iostoconicurdi
#stoparmiturchia
#riseup4rojava
Qui di seguito abbiamo voluto segnalare alcuni dati relativi alla produzione e al commercio delle armi tra il nostro paese e la Turchia:
890 milioni di euro in fucili, munizioni, sistemi di precisione, bombe, razzi, missili, elicotteri da guerra venduti, negli ultimi 4 anni, dal nostro Paese ad Ankara;
46 milioni di euro in armi e munizioni militari inviate, nel primo semestre del 2019, dall’Italia alla Turchia e 124 milioni di euro di aeromobili e componenti elettronici inviati, nello stesso periodo, dalla sola provincia di Roma alla Turchia;
Partecipazione dell’Italia, dal 17 al 28 giugno 2019, all’“Anatolian Eagle”, che fornisce addestramento al personale delle forze armate turche con l’obiettivo di rafforzare le relazioni militari tra i Paesi partecipanti (tra cui, oltre la Turchia, Giordania, Pakistan, Qatar, Stati Uniti, Azerbaigian)
Le forze armate turche dispongono di diversi elicotteri T129 di fatto una licenza di coproduzione degli elicotteri italiani di AW129 Mangusta di Augusta Westland, azienda che dal 2017 è confluita nel gruppo Leonardo, che vede come maggiore azionista il Ministero dell’Economia e delle Finanze.
La Augusta Westland ha le seguenti sedi in Italia: Cascina Costa(provincia di Varese) Sesto Calende (provincia di Varese); Vergiate(provincia di Varese); Lonate Pozzolo(provincia di Varese); Tessèra(provincia di Venezia); Brindisi; Frosinone; Anagni (provincia di Frosinone) Benevento.
La Alenia Aermacchi, confluita nel 2015 in Finmeccanica, ha venduto alla Marina turca gli ATR72-600 TMUA ossia aerei per il pattugliamento.
La Alenia ha stabilimenti in tutta Italia: Pomigliano d’Arco; Nola; Capodichino; Foggia; Grottaglie (TA); Brindisi; Tessera (VE); Torino – Torino Caselle, Nerviano (MI)
La Beretta S.p.a. nel 2002 ha vinto una commessa per la fornitura di 40.000 pistole modello 92 alla Polizia turca e da anni è presente in Turchia dove produce le sue pistole attraverso la controllata Stoeger di Istabul anche per il ministero della Difesa turco. La sede italiana che si occupa della vendita di armi militari alle forze dell’ordine internazionali si trova a Gardone Valtrompia (BS)
Nota: dati Rete Disarmo