Insieme proteggiamo la nostra rivoluzione e liberiamo la nostra terra

Per dare continuità alla lotta delle nostre martiri, promettiamo loro di intensificare il lavoro nel Nord-Est della Siria fino a quando tutti i loro obiettivi e sogni di libertà, giustizia e uguaglianza saranno raggiunti.

Traduciamo il comunicato del Kongra Star per l’8 marzo 2022.

Salutiamo la Giornata internazionale della donna lavoratrice l’8 marzo 2022. In questa occasione, ricordiamo con reverenza la memoria delle nostre martiri che hanno sacrificato la loro vita, scritto epopee eroiche di resistenza ai regimi tirannici e hanno spezzato le catene della schiavitù, facendo grandi sacrifici per ottenere libertà, giustizia, uguaglianza e democrazia.

La Giornata Internazionale delle Lavoratrici è il risultato della lotta di milioni di donne in tutto il mondo ed è la realtà delle donne libere come Rosa Luxemburg, Clara Zetkin, Zenobia, Zarife, Sakine Cansiz, Sosin Bîrhat, Nujîn Amed, Tolhildan Raman, Leila Agirî, Zehra Berkel, Hind e Saada, Jade Aqida, Hevrin Khalef.

A nome del Coordinamento di Kongra Star e con lo slogan “Insieme proteggiamo la nostra rivoluzione e liberiamo la nostra terra”, ci congratuliamo con tutte le donne del Rojava, del Nord-Est della Siria, in tutte e quattro le parti del Kurdistan, con le donne di tutto il mondo, le madri dei martiri, tutte le donne chiuse nelle prigioni di regimi autoritari e le combattenti in tutti i terreni di lotta dell’8 marzo. In questa occasione, salutiamo il leader Abdullah Öcalan, il leader della Nazione Democratica, un vero compagno delle donne e il difensore della filosofia della vita libera. Il ventunesimo secolo, come ha detto Abdullah Öcalan, sarà il secolo della libertà delle donne.

Alzare il livello della lotta delle donne per la libertà contro tutti gli attacchi del fascismo, dell’occupazione, del patriarcato egemonico e delle politiche genocide contro le donne è essenziale. Trasformiamo la nostra rivoluzione in una rivoluzione delle donne che dipende dalla forza del lavoro, del pensiero e della forza di resistenza che tutte le donne leader combattenti hanno dimostrato nel corso della storia in tutti i campi. La solidarietà tra tutte le donne può portare a una vita libera e dignitosa per tutti i settori della società.

Viviamo in un’epoca di guerra sistematica in tutte le sue forme e mezzi, dalla politica di guerra speciale al genocidio, allo stupro, allo sfollamento, alla povertà, ai massacri, alle guerre economiche, culturali e biologiche in tutti i campi. Questa politica e mentalità è stata organizzata da un sistema globale che serve gli interessi del sistema capitalista, che cerca di controllare il mondo intero attraverso vari mezzi.

Questo ha portato a grandi problemi, come nel caso dei fatti più recenti in Medio Oriente, Kurdistan, Afghanistan e Ucraina e come la moltitudine di contraddizioni tra i popoli che coesistono tra loro. Tuttavia, questa situazione presenta molte opportunità strategiche per le donne e i popoli in generale. La lotta organizzata delle donne in tutto il mondo, sostenuta dalle forze democratiche, permette alle donne di guidare la lotta per la democrazia, l’ambiente e la giustizia sociale contro le concezioni autoritarie ad alto livello. Le nostre campagne “È tempo di libertà”, “È tempo di proteggere le donne e una società libera”, “Insieme proteggiamo la nostra rivoluzione e liberiamo il nostro paese” raggiungeranno gli obiettivi che ci siamo date grazie alla nostra determinazione.

Il sistema di isolamento imposto nei confronti di Abdullah Öcalan è una forma di isolamento contro le donne e la società in generale, e questo necessita di innalzare livello la lotta per rompere questa situazione, per rompere il muro della prigione di Imrali e ottenere la libertà fisica di Abdullah Öcalan. Dobbiamo lottare l’8 marzo e ogni giorno per cambiare la mentalità autoritaria, per opporci ai costumi e alle tradizioni superate, per proteggere la struttura sociale e la sua realtà storica, per consolidare la vita paritaria e raggiungere la giustizia e l’uguaglianza attraverso consapevolezza intellettuale, democratica, ecologica, sanitaria e morale che protegge l’uomo e la natura.

L’Amministrazione Democratica Autonoma del Nord-Est della Siria, in cui le donne assumono un ruolo di primo piano nel sistema co-presidenziale in tutte le sue strutture organizzative, è una rivoluzione sociale che è diventata un modello e una fonte di ispirazione per tutte le donne.

Le conquiste storiche che sono state raggiunte grazie alla resistenza delle donne dell’YPJ e di tutte le forze militari sotto l’ombrello delle Forze Democratiche Siriane e delle Forze di Sicurezza Interna sul principio della guerra popolare rivoluzionaria.

In occasione della giornata internazionale delle donne lavoratrici, dedichiamo tutte le nostre attività alle anime delle martiri pioniere Sosin Bîrhat, Viyan, Nûjiyan, Rojin, Awaz Urmiye, Karima Lorena, Wedad Younan, Jumana Al Mousa, Ivana Hoffmann, Hind und Saade, Hevrin Khalef.

Salutiamo l’eroica resistenza delle donne di Afrin, Serê Kaniyê, Tal Tamir, Zirgan, la resistenza delle giovani donne e quella delle donne afgane e onoriamo il loro eroismo contro la politica di genocidio e uccisione.

Per dare continuità alla lotta delle nostre martiri, promettiamo loro di intensificare il lavoro nel Nord-Est della Siria fino a quando tutti i loro obiettivi e sogni di libertà, giustizia e uguaglianza saranno raggiunti. Ci appelliamo a tutte le donne del mondo affinché scendano in piazza e alzino la voce contro tutte le forme di genocidio fino a quando la giustizia, l’uguaglianza e la democrazia saranno raggiunte.

Lunga vita alla donna libera!

Jin Jiyan Azadi

Coordinamento del Kongra Star della Siria del Nord-Est

Notizie da Jinwar

Con questa newsletter speriamo di essere riuscite a darvi un’idea della vita del villaggio. Naturalmente, ci sono molte cose che non abbiamo menzionato, ma che arricchiscono la nostra vita quotidiana…

Car* amic* di JINWAR,

speriamo che stiate tutt* bene e in salute! Vi auguriamo un buon inizio di primavera 2022…

Abbiamo seguito le ultime notizie e gli sviluppi riguardo al Coronavirus qui, la sua diffusione e, dopo due anni, i suoi effetti a breve e lungo termine sulle nostre vite sono ancora devastanti. Le misure prese dagli Stati, la propaganda della paura e soprattutto il distanziamento sociale lasceranno conseguenze molto profonde, simili alle cicatrici della terza guerra mondiale che qui si protrae da anni sulle spalle della popolazione. Allo stesso tempo, sappiamo quanto sia importante la vita sociale e politica, che assicura di agire in modo autoresponsabile e, oltre a tutte le misure, di agire in modo indipendente e di trovare soluzioni nel processo di costruzione di una vita equa ed ecologica. Gli esempi ci sono sia qui che là: come, ad esempio, la solidarietà tra persone nei quartieri. 

Durante l’isolamento e la solitudine causati dalle norme per fronteggiare il virus la violenza contro le donne e il numero di femminicidi sono molto aumentati. Sono soprattutto le madri a soffrire per la chiusura delle scuole o degli asili nido perché sono coloro che si devono far carico dei bambini, o sono le prime ad essere licenziate dal lavoro.

In secondo luogo, nella situazione attuale, le donne hanno poche o nessuna opportunità di uscire di casa per scambiare idee, per trovare luoghi dove riunirsi per organizzarsi. Allo stesso tempo, c’è più pressione perché le donne si facciano carico di ruoli tradizionali rispetto a prima, quando si organizzavano con altre donne dando forma alle loro vite insieme.

Negli ultimi due anni abbiamo di nuovo capito l’importanza di preservare le nostre risorse naturali e il nostro stile di vita ecologico. Questo significa costruire relazioni sane tra la natura e le persone.

Qui a Jinwar – il villaggio di donne e bambini nel nord-est della Siria – la vita va avanti. È importante che la vita vada avanti e non si fermi.

Organizziamo la nostra vita insieme e continuiamo il nostro lavoro. Anche se le condizioni sono più difficili, le frontiere continuano ad essere chiuse, l’embargo contro l’autogoverno continua, gli attacchi della Turchia e delle sue bande sono molto vicini e abbiamo avuto 121 martiri solo tre settimane fa, nell’operazione di autodifesa sociale contro l’evasione pianificata dei prigionieri dell’ISIS a Hesekê. Mentre qui come donne non sperimentiamo la violenza diretta nella nostra vita quotidiana e abbiamo l’opportunità di condividere, approfondire le nostre relazioni, pianificare e discutere come vogliamo vivere le nostre vite insieme, sentiamo il dolore di tutte le donne che stanno lottando e resistendo in molti diversi luoghi del mondo.

Qui nel villaggio di Jinwar, il consiglio si incontra ogni due settimane, discutiamo l’attuale situazione politica e i vari sviluppi nel villaggio, la nostra vita comunitaria o le prossime azioni per l’8 marzo, giorno in cui è stata posta la prima pietra di questo villaggio, cinque anni fa.

Inoltre, valutiamo il lavoro dei diversi comitati del villaggio. Discutiamo dei progressi fatti e se è necessario cambiare il nostro modo di lavorare. Con questa base noi pianifichiamo il lavoro per il prossimo periodo. Decidiamo insieme chi di noi sarà responsabile di quale lavoro nel prossimo periodo. Eleggiamo anche la portavoce del villaggio su base mensile.

Nella situazione attuale vediamo quanto sia importante costruire modi di approvvigionamento alternativi. Questo significa costruire economie locali e creare forme di autosufficienza. Più siamo coinvolte nel provvedere al nostro stesso approvvigionamento economico, meglio possiamo reagire in situazioni eccezionali. I gruppi che vivono e lavorano insieme sono quelli che possono affrontare e reagire meglio ai cambiamenti della situazione economica.

Allo stesso tempo, essere capaci di provvedere al nostro approvvigionamento significa anche essere più vicine al nostro ambiente e alla natura. Questo rafforza la nostra consapevolezza ecologica e la nostra salute.

Qui a Jinwar possiamo provvedere a noi stesse in molti modi. Abbiamo raccolto le erbe e le piante commestibili che crescono nel villaggio e nei dintorni. Inoltre, abbiamo ancora cibo essiccato e conservato dall’anno scorso. Abbiamo prodotto yogurt e formaggio con il latte delle pecore del villaggio e condiviso le uova delle nostre galline.

Più volte alla settimana cuociamo il pane nel panificio del villaggio con la farina che abbiamo macinato l’anno scorso. Quest’anno abbiamo di nuovo lavorato i campi, seminato grano e ceci, che hanno iniziato a germogliare grazie alla tanto attesa pioggia e alla poca neve caduta, e sono già verdi sotto i primi caldi raggi di sole.

I pannelli solari, installati tre anni fa, continuano a fornirci elettricità. Il nostro obiettivo è quello di rifornire l’intero villaggio di energia solare e termica. A causa della situazione attuale e dell’embargo, non siamo ancora in grado di realizzare il progetto.

La nostra scuola (dayika uveyş) da una settimana ha riaperto le porte per i bambini di Jinwar, ma anche per quelli che vengono da fuori, come parte del sistema educativo del Governo autonomo di questa regione. 

Il Centro di Salute Şîfa Jin ha curato 320 pazienti con la medicina naturale e le erbe medicinali fatte prodotte negli ultimi mesi. Principalmente donne e bambini, ma anche alcuni pazienti maschi provenienti dalla zona circostante si sono curati a Şîfa Jin.

Ora il team di Şîfa Jin ha anche l’ambulanza, che consente di muoversi dal villaggio per andare a curare i pazienti e portarli in diversi ospedali se necessario.

Oltre ai trattamenti, il centro di cura è un luogo importante per le donne, perché qui possono incontrare altre donne, scambiare idee, condividere le loro esperienze e conoscenze. E questo contribuisce a migliorare la loro salute e a farle guarire.

Con questa newsletter speriamo di essere riuscite a darvi un’idea della vita del villaggio. Naturalmente, ci sono molte cose che non abbiamo menzionato, ma che arricchiscono la nostra vita quotidiana, come i quattro bellissimi pavoni che rallegrano la vita del villaggio, i giovani agnelli, la gallina che fa le uova ogni giorno, i tanti piccoli germogli degli alberi da frutta, o i venti che soffiano da tutte le direzioni, i pupazzi di neve, l’acqua ghiacciata, le passeggiate con spesse zolle di terra sotto le scarpe nella terra fresca, rossa, umida e ricca di vitamine. Possiamo felicemente dirvi che ha piovuto – e la pioggia qui è considerata sacra dopo quasi due anni di attesa e la siccità ha creato problemi a lungo termine….

Saremmo felici di ricevere feedback, idee e suggerimenti. Scriveteci per condividere i vostri pensieri e le vostre domande con noi.

E vi auguriamo tanta forza per il prossimo periodo!

JINWAR, febbraio 2022

Chiamata all’azione – Basta attacchi turchi contro il Kurdistan!

Fin troppo spesso in anni recenti abbiamo visto cosa significa quando la Turchia lancia operazioni come questa. Perciò sta a noi attivarci adesso!

Traduciamo da Women Defend Rojava (2 febbraio 2022).

Care amiche e compagne,

da ieri sera, la Turchia ha bombardato numerosi luoghi del Kurdistan con attacchi aerei. Dopo che l’attacco dell’ISIS a Hesekê, in Siria del Nord-Est, è stato sventato con successo dalle Forze Siriane Democratiche (SDF), la Turchia, uno Stato membro della NATO, sta nuovamente lanciando violenti attacchi con numerosi aerei da guerra. Gli obiettivi attuali sono una centrale elettrica che fornisce elettricità alle persone a Koçerat, nella regione di Dêrik, dove un paio di ore prima migliaia di persone avevano preso parte ai funerali di 10 dei 121 uccisi nel combattimento contro l’ISIS a Hesekê; a Sengal, dove l’ISIS ha commesso un genocidio nell’agosto del 2014, uccidendo decine di migliaia di Yazidi e schiavizzando donne e bambini; nel campo profughi di Mexmûr nel Kurdistan meridionale, dove vivono 12mila persone. Inoltre, ci sono notizie di attacchi di artiglieria a Sehba. Sehba è una regione a nord di Aleppo dove nei campi vivono decine di migliaia di persone fuggite da Afrin.

Di nuovo i droni e gli aerei da guerra di Erdogan stanno volando e uccidendo, ancora i soldati turchi e i mercenari islamisti stanno provando a catturare e occupare il territorio che negli ultimi anni si è consolidato con sforzo e autorganizzato. Comunque, la guerra in Siria del Nord-Est non è mai cessata, poiché ogni giorno negli scorsi mesi le battaglie sono state onnipresenti, le bombe e gli attacchi dei droni sono stati una minaccia quotidiana, migliaia hanno perso la vita nella lotta per la libertà o sono dovuti fuggire.

Condanniamo fortemente il nuovo massiccio bombardamento e questa guerra continua. Non soltanto perché porta morte, sfollamenti, privazione e stupri – ma perché è diretta contro uno dei movimenti democratici e femministi più forti al mondo. Insieme al movimento di liberazione curdo, insieme al PKK, le persone qui negli ultimi dieci anni hanno consolidato una società che dovrebbe funzionare in modo libero, solidale ed ecologico.

Mentre alcuni considerano questo terrorismo, per noi è la conferma che la lotta per una vita libera, la rivoluzione delle donne in Siria del Nord-Est, è un pericolo per gli esistenti sistemi patriarcali e capitalisti. In Siria del Nord-Est possiamo vedere cosa significa fare una politica femminista, costruire una società con un sistema democratico basato sulla partecipazione di chiunque e su strutture autorganizzate che vengono dal basso, dal popolo. 

Fin troppo spesso in anni recenti abbiamo visto cosa significa quando la Turchia lancia operazioni come questa. Perciò sta a noi attivarci adesso! Ci appelliamo a tutte le forze democratiche e femministe affinché si uniscano e resistano. Facciamo pressioni sui politici, informiamo la stampa locale, assicuriamoci insieme che la criminalizzazione del movimento curdo e del Partito dei Lavoratori del Kurdistan abbia una fine, perché questo è il terreno politico su cui questa guerra può essere intrapresa. Supportiamo l’autodifesa delle persone sul posto, sia con donazioni – per esempio all’organizzazione di assistenza sanitaria “Mezzaluna Rossa Kurdistan” (Heyva Sor a Kurdistanê) – sia con altre azioni. Facciamo sapere nelle strade e nei bar come gli Stati internazionali abbiano una parte di responsabilità nella guerra, avendo contribuito alla riorganizzazione dell’ISIS ed essendosi assicurati che in migliaia venissero allontanati dalle loro case.

Uniamoci e difendiamo la rivoluzione delle donne!

Diffondete le vostre azioni con gli hashtag #stopturkishinvasion e #womendefendrojava

Il tempo della libertà è arrivato!

Women Defend Rojava ricorda Meena nel giorno del suo martirio

Con RAWA, Meena ha gettato le basi di un’organizzazione che, 35 anni dopo il suo assassinio, è più che mai una forza nella resistenza delle donne afgane.

Traduciamo da Women Defend Rojava (1 febbraio 2022).

Meena Keshwar Kamal (1956-1987) è nata il 27 febbraio 1956 a Kabul. Nei tempi in cui frequentava la scuola superiore gli studenti di Kabul e di altre città afgane erano molto impegnati nell’attivismo sociale e nei nascenti movimenti di massa. Nel 1977, nel periodo degli studi all’Università di Kabul, Meena fondò l’Associazione Rivoluzionaria delle Donne Afghane (RAWA), un’organizzazione nata per promuovere l’uguaglianza e l’istruzione delle donne, associazione che continua ancora oggi la sua attività per “dare voce alle donne afghane che non hanno voce”. Nonostante la Rivoluzione di Saur [con cui le truppe insorgenti del PDPA soverchiarono il regime di Daoud Khan], in seguito alla quale era stato garantito che i diritti delle donne sarebbero stati messi in primo piano nell’agenda della Repubblica Democratica, Meena constatò che non erano avvenuti grandi cambiamenti nella vita delle sottomesse donne afghane. Nel 1979 organizzò una campagna contro il governo, promuovendo incontri e mobilitazioni nelle scuole e, nel 1981, lanciò la rivista femminista bilingue, “Payam-e-Zan” (Il messaggio delle donne). Fondò anche le scuole Watan per i bambini rifugiati e le loro madri, un ospedale e centri di artigianato per donne rifugiate in Pakistan per sostenere finanziariamente le donne afgane. Negli anni ’80, si trasferì in Pakistan per fondare RAWA a Quetta, dove poi venne assassinata il 4 febbraio 1987.

Il giorno 4 febbraio 2022 noi, donne di Women Defend Rojava, commemoriamo il 35° anniversario del martirio di Meena Keshwar Kamal. Un giorno per ricordarla e onorarla ribadendo il nostro impegno a continuare le nostre lotte contro il patriarcato, i fondamentalisti religiosi, l’imperialismo, il capitalismo e tutti i sistemi che opprimono e schiavizzano le donne.

Meena è ancora viva nei nostri cuori, nelle nostre lotte. Questa dichiarazione non è solo un messaggio per ricordare. La lotta e la vita di Meena sono un esempio per tutte le donne. È anche un messaggio per aiutarci a tenere presente quanto per noi sia importante costruire un internazionalismo femminile.

Con RAWA, Meena ha gettato le basi di un’organizzazione che, 35 anni dopo il suo assassinio, è più che mai una forza nella resistenza delle donne afgane. Il ritorno dei talebani in Afghanistan è l’ennesimo tradimento contro le donne e la società da parte delle potenze capitaliste. Il nostro sostegno alle sorelle afghane deve essere più forte che mai. Lo dobbiamo a tutte le donne che sono morte nella lotta, e a tutte coloro che continuano a rischiare la vita nella resistenza, sacrificate ancora una volta dalle potenze dominanti di questo mondo. La nostra storia è legata alla vostra. Non possiamo abbassare la guardia. Lo abbiamo imparato ancora una volta con i recenti attacchi nella città di Heseke, nel nord-est della Siria, con il tentato ritorno dell’IS.

Il nostro mondo è fragile, ma noi siamo forti. Siamo forti insieme e in questi tempi abbiamo bisogno di sostegno e aiuto. Nello spirito di Meena, dobbiamo costruire un’unità rivoluzionaria per continuare il suo lavoro, la sua lotta e quella di tutte le donne che hanno perso la vita, infondendo in noi la forza di portare avanti i nostri obiettivi. 

Jin Jiyan Azadi!
Women Defend Rojava

Un appello alla mobilitazione del Movimento delle donne curde in Europa (TJK-E) in occasione del martirio di Sakine Cansız, Fidan Doğan e Leyla Şaylemez

Nell’anniversario del massacro di Parigi, rafforzeremo ancora una volta la solidarietà globale delle donne contro il fascismo, il patriarcato e il femminicidio.

Nove anni fa, il 9 gennaio 2013, a Parigi, sono state massacrate Sakine Cansız (Sara), che è tra le fondatrici del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), Fidan Doğan (Rojbin), rappresentante del Congresso Nazionale del Kurdistan (KNK) e Leyla Şaylemez (Ronahi), rappresentante del movimento giovanile curdo. Come Movimento delle donne curde in Europa, rendiamo omaggio alle martiri di Parigi con rispetto, amore e gratitudine e riaffermiamo ancora una volta il nostro impegno affinché gli autori di questo crimine atroce vengano assicurati alla giustizia; ribadiamo inoltre la nostra promessa di mantenere viva la memoria delle nostre martiri, mentre il movimento per la libertà delle donne cresce.

Il sistema criminale patriarcale, con la sua mentalità fascista, prende di mira le donne proprio mentre le pioniere sono in prima linea. Storicamente, i movimenti popolari e femminili sono stati repressi nel tentativo di distruggere le loro organizzazioni e intimidirli, come, per citare i primi esempi, nel caso dei massacri delle sorelle Mirabel e di Rosa Luxemburg. Questi tentativi sistematici di distruggere le organizzazioni e intimidire il movimento delle donne continuano anche oggi. Massacrando pioniere come Karima Baloch in Canada, Forouzan Safi in Afghanistan, Zara Alvarez nelle Filippine, Hanan Al Barassi in Libia e Sakine Cansız, Fidan Doğan, Leyla Şaylemez a Parigi, il sistema patriarcale ritiene, erroneamente, di riuscire a far paura alla rivoluzione delle donne. Per noi, la lotta per assicurare alla giustizia gli autori del massacro di Parigi è un passo significativo nella lotta contro tutti i femminicidi politici. Da 9 anni, le donne curde, il popolo curdo e le forze democratiche chiedono che gli autori del massacro di Parigi siano processati, nelle strade e in tribunale. Le prove riguardanti il colpevole sono chiare e le donne curde continuano a chiedere che questo crimine contro l’umanità non rimanga impunito.

Mentre tutte le prove dimostrano la colpevolezza dello stato turco e del governo dell’AKP guidato da Tayyip Erdogan, e la prima indagine sul caso si è conclusa sancendo chiaramente che il massacro è stato orchestrato dall’Agenzia Nazionale di Intelligence Turca (MİT), il governo francese ha chiuso il caso, adducendo come scusa il decesso del sicario. In seguito, sono venute le confessioni del personale del MİT e quella dell’ex capo dell’Agenzia di Intelligence dello Stato Maggiore, İsmail Hakkı Pekin. Altri assassinii di questo tipo sono stati pianificati in altre zone d’Europa. Tuttavia, i governi internazionali stanno coprendo la verità per salvaguardare i loro interessi e le loro relazioni con il regime turco. Nonostante negli ultimi 3 anni le indagini sul massacro siano state riaperte e sebbene ci siano prove concrete, il governo francese non ha ancora portato il caso in tribunale. Possiamo vedere, mentre scriviamo, che questo gesto ha incoraggiato lo stato turco guidato dall’AKP, che continua ad aggiungere nuovi massacri al suo dossier criminale degli ultimi 9 anni.

Nell’anniversario del massacro di Parigi, rafforzeremo ancora una volta la solidarietà globale delle donne contro il fascismo, il patriarcato e il femminicidio. Mostreremo al mondo che la rivoluzione e la resistenza delle donne trascendono i confini e non possono essere fermate. Continueremo a sottolineare che il movimento delle donne libere è il nostro passato, presente e futuro; è la strada che ci hanno indicato Sara, Rojbin e Ronahi. Non abbiamo dimenticato, non dimenticheremo! Come TJK-E, la nostra volontà di avere giustizia continua e continuerà fino a quando i colpevoli non saranno assicurati alla giustizia.

Con lo slogan “La Francia sarà colpevole fino a che la giustizia rimarrà al buio”, saremo nelle strade di Parigi e di altre regioni il 5 e l’8 gennaio, per dire che “è ora di consegnare i colpevoli alla giustizia”. Il nostro appello è per tutte le donne! Il nostro appello è per il popolo curdo! Il nostro appello è ai popoli democratici, alle organizzazioni di sinistra e socialiste! A tutti coloro che vogliono denunciare i crimini efferati dello stato turco! Vogliamo giustizia per Sara, Rojbin e Ronahi! Vogliamo che gli autori di crimini contro l’umanità siano processati! Facciamo del 2022 l’anno della sfida e del successo nei confronti del fascismo e del patriarcato e assicuriamo alla giustizia gli autori di stupri e genocidi! Con la ferma convinzione che il fascismo sarà superato grazie all’unità delle donne e dei movimenti popolari, chiediamo una lotta globale per distruggere il fascismo, la cultura dello stupro, le politiche di genocidio e l’istituzionalizzazione delle gang di stato.

Jin, Jîyan, Azadî!