Murat Türk, nato nel 1976 ad Amed (Diyarbakır), è un ex combattente rivoluzionario del Kurdistan. Ventiquattro anni fa è stato imprigionato dallo stato turco. Da allora ha dedicato la vita alla letteratura. Murat Türk ha trascorso infanzia e gioventù nelle vicinanze di Bağlar, roccaforte della resistenza curda contro lo stato turco.
Nel 1992 si è unito alla lotta armata di liberazione curda ed è salito sulle montagne. È stato arrestato nel 1995 e condannato al carcere a vita da una corte turca. Suo fratello Cemal Türk (nome di battaglia: Xebat) si è unito all’insurrezione dopo il suo imprigionamento ed è caduto sulle montagne del Qandill nel 2000.
Il primo romanzo di Murat Türk “Il tempo delle more” è stato scritto nella prigione di alta sicurezza di Bolu ed è stato pubblicato per la prima volta in lingua turca nel 2012 e poi nei dialetti curdi kurmancî e soranî e infine anche in tedesco. Nel 2015, la seconda parte di questa trilogia è stata pubblicata in turco. Sue brevi storie e articoli sono stati pubblicati in diversi giornali e riviste. Tre dei suoi racconti brevi hanno ricevuto dei premi. Sono parte del suo libro “Köprüdeki Düşman” (Il nemico sul ponte), scritto in lingua turca e pubblicato nel 2013.
Oggi Murat Türk è detenuto in un carcere del tipo T di Ödemiş (provincia di Izmir). Da due mesi è in sciopero della fame come atto di protesta contro l’isolamento carcerario del rappresentante curdo Abdullah Öcalan. Sono più di 7000 le persone all’interno e all’esterno delle prigioni turche che si sono unite allo sciopero della fame in corso, iniziato dalla deputata del Partito democratico dei popoli Leyla Güven nel novembre 2018.
Nei paesi in cui la democrazia consente una varietà di forme di espressione delle proprie esigenze, gli scioperi della fame sono spesso stigmatizzati. La moltitudine di adesioni allo sciopero della fame contro l’isolamento però mostra che non c’è più spazio per la libera attività politica in Turchia. In particolare nelle prigioni turche lo sciopero della fame deve essere inteso come l’ultimo atto di protesta possibile, intrapreso dopo che i prigionieri vedono esaurirsi tutte le altre modalità per farsi ascoltare.
La seguente lettera, scritta da Murat Türk, dal titolo “Dov’è la tua voce?“, descrive il contesto dello sciopero della fame in corso e critica l’ignoranza imperante rispetto a questa mobilitazione. La lettera è apparsa per la prima volta sul quotidiano Yeni Özgür Politika.
“Dov’è la vostra voce?
Le nostre parole si rivolgono alle vostre anime che sono diventate caverne buie.
La vita non è forse una questione di per sé significativa?
Artisti, scrittori, intellettuali, accademici, giornalisti, democratici, tutte le persone che hanno una coscienza…
Le nostre parole si rivolgono a voi!
Perché la vostra coscienza è così disattenta?
Dov’è la vostra voce?
Quelli di voi che vivono in luoghi che sono stati liberati dal sacrificio rivoluzionario, quelli di voi che vivono delle opportunità sorte dai sacrifici delle marce per la libertà, perché siete così ciechi, sordi e muti?
Le nostre parole non sono destinate ad atteggiamenti omertosi basati su motivazioni semplicistiche. Le nostre parole non si rivolgono a quelli che non hanno di meglio da fare che trasformare il loro tempo in lussuria e piaceri con le loro coscienze minacciose.
Il nostro appello è diretto a quelli la cui anima arde di libertà, a quelli che sono pieni di gioia di vivere e portano con sé ambizioni significative per l’umanità.
Da quando Leyla Güven ha iniziato lo sciopero della fame, vi sarete seduti cinquecento volte davanti ad un pasto caldo. Lo sciopero della fame ha superato da molto tempo la fase critica. Scrivo queste righe davanti a Serhat Güzel, Mehmet Kaplan, Uğur Çiçek. Questi tre nostri amici, dal cuore pieno d’amore per l’umanità, lottano per la libertà da quando sono bambini. Loro non hanno mai fatto niente per sé stessi. Non hanno mai chiesto niente per sé stessi. Ogni volta che hanno mangiato lo hanno fatto per poter combattere con più forza.
Ora il loro sciopero della fame va avanti da quattro mesi, da centoventi giorni. Stanno morendo di fame per consentire a tutti noi una vita migliore. Per la tua dignità, per la tua tranquillità. Per la società affinché possa vivere in pace e fratellanza.
Non solo Uğur, Serhat e Mehmet, ma anche i figli e le figlie più belli, altruisti, umani e semplici di questa società si impegnano con amore per la vostra felicità. Lo sentite?
Senza l’ombra di un dubbio, senza alcun tipo di reazione da parte di nessuno, i loro corpi vanno disfacendosi.
Ascoltate questo pianto che trafigge la coscienza!
Ascoltate, alzate la vostra voce, fate che l’eco si diffonda! Possa la verità diventare realtà per tutti noi!
Il vostro cuore ha orecchie sorde?
Se lo sciopero della fame dovesse finire oggi, avrete solo impedito altre morti. Ma siccome siete arrivati in ritardo, non potrete impedire che un’intera generazione rivoluzionaria debba affrontare malattie e disabilità per tutta la vita.
Non è più sufficiente una reazione solo interiore. Non soffocate la vostra voce, il vostro futuro.
La vostra coscienza come può essere così pulita?
Il senso d’umanità è morto nelle vostre anime?
Dov’è la vostra voce?
La vostra voce, perché l’avete persa?
Centinaia di compagne e compagni sono in sciopero della fame da mesi. Solo con speciali cure quotidiane riescono, con estrema difficoltà, ad alzarsi in piedi. Voi quante tavole avete apparecchiato negli ultimi mesi? Quanti bocconi vi siete messi in corpo?
Nessuno dei nostri amici e amiche ha iniziato lo sciopero della fame per andare incontro alla morte. Al contrario, hanno iniziato quest’azione per spezzare l’assoluto annichilimento, il buio e gelido silenzio imposto alla nostra società, per riportare in vita le anime che sono sull’orlo della morte e lottano per sopravvivere.
Questi prigionieri sono gli esseri umani con la visione morale più ampia. La loro profondità spirituale ha l’orizzonte più ampio. Secondo dopo secondo si dissolvono per la libertà e la purezza, affinché le persone vivano dignitosamente e in armonia.
Dov’è la vostra voce?
Quando una persona perde la tensione verso la libertà e più in generale i propri ideali, diventa silenziosa.
Lottare e dare voce a coloro che resistono è il gesto più meraviglioso che dia bellezza ad una persona.
Resistere è una presa di posizione che perfino supera la preghiera. Resistere significa accendere la torcia della libertà nelle anime di coloro per cui la grotta diventò tomba.
Anche se ora rimanete in silenzio, il vostro silenzio in questa fase ha dato vita ad una generazione di enorme forza rivoluzionaria. Questa generazione è pronta a sentire ogni singolo dolore vostro – perfino la spina che vi punge le dita – come una pallottola nel loro stesso cuore.
Questo dovrebbe farvi felici!”
Fonte: https://komun-academy.com/2019/04/29/a-political-prisoners-letter-to-humanity-where-is-your-voice/