Il Movimento delle Donne curde: lottiamo insieme contro la pandemia!

È tempo di incrementare la lotta globale delle donne contro la pandemia capitalista!

La nostra esperienza con l’attuale pandemia di Covid-19 e le molteplici crisi associate ad essa sono un diretto risultato della costante accumulazione di profitto e capitale che caratterizza la modernità capitalista. Gli interventi capitalisti sulla prima natura, ovvero il mondo naturale, sono un risultato della sua oggettificazione attraverso il potere e il pensiero egemonico. Con ogni intervento nella natura, si è disturbato un po’ di più l’equilibrio ecologico. Nella modernità capitalista, che rappresenta l’attuale modello di sistema di civilizzazione basato sullo Stato, gli interventi nella natura conducono a sviluppi cancerogeni.

Come risultato della distruzione di aree della natura e della fauna selvatica, della colonizzazione, dello sfruttamento di risorse naturali, dell’avvelenamento della natura, della distruzione di ambiente e sistemi sociali indigeni, dell’estrema urbanizzazione, dell’industrializzazione della produzione senza norme morali e della massimizzazione di profitto per pochi attraverso riduzione di spesa e accresciuto sfruttamento, il nostro pianeta sta diventando sempre più malato.

La natura non si vendica. La natura non può più sopportare la sconfinata avidità di profitto e saccheggio della mentalità capitalista. La prima natura non può più sopportare che la seconda – ovvero gli umani come natura sociale – si separino da essa. Storicamente, questa è la separazione più grande e più importante. Con l’oggettificazione della natura da parte della mentalità di dominazione, anche le donne sono state dichiarate oggetto dalla mentalità patriarcale.

Successivamente, sezioni perfino più ampie della società sono state schiavizzate e sfruttate da una struttura di potere che si è dichiarata come massimo agente politico. Oggi non c’è pezzo di terra o cellula sociale che non sia stata toccata dal sistema capitalista. Il sistema capitalista diffonde cancro in ogni cellula che tocca. E non si fermerà. Per esempio, il governo turco ha usato il vuoto creato dalla pandemia per assegnare  il primo appalto per il progetto di distruzione ecologica “Canal Istanbul”, autorizzando la distruzione di bacini idrici e foreste. L’industria petrolifera negli USA ha iniziato la costruzione dell’oleodotto Keystone XL, che era stata bloccata con successo fino ad ora.

Non siamo sulla stessa barca!

Abbiamo bisogno di sottolinearlo: non siamo tutti sulla stessa barca. E non siamo tutti ugualmente responsabili per questa crisi. Né abbiamo gli stessi mezzi per proteggerci contro il virus. I colpevoli principali di questa crisi sono il capitale finanziario globale e gli Stati-nazione, che assicurano la continuità della legge del massimo profitto. Ancora una volta, è stato chiaramente dimostrato che la prima preoccupazione degli Stati non sono la salute e i bisogni della popolazione, ma del capitale globale.

Per questa ragione, le agende dei governi non includono politiche di salute sociale che possano invertire la devastazione del neoliberismo sul settore sanitario. Invece, si stanno approvando nuove leggi nel mezzo della pandemia da Covid-19 per facilitare uno sfruttamento più ampio dei lavoratori sanitari. Mentre da una parte questi governi applaudiscono i lavoratori sanitari per mascherare questa realtà, dall’altra parte causano la morte di lavoratori medici e sanitari perché sono forzati a lavorare in condizioni non protette. Fino ad ora, centinaia di dottori, infermieri e lavoratori sanitari hanno perso la vita perché sono stati infettati mentre curavano persone malate. Le persone anziane, che sono viste come un onere per il sistema e che possono perciò essere abbandonate, sono lasciate morire sole nelle case di riposo.

Gli slogan del momento sono “#iorestoacasa” e “#restoalsicuro”, come se la maggioranza della popolazione, che non ha sicurezza sociale e finanziaria, avesse questa opzione. Dalle donne, d’altra parte, ci si aspetta ancora una volta che mostrino altruismo e disponibilità a fare sacrifici, accollandosi le responsabilità a cui ha rinunciato lo Stato: prendersi cura dei bambini e della famiglia a casa. In altre parole, lasciarsi ancora una volta degradare allo status di lavoratrici domestiche non retribuite. Solo qualche settimana dopo l’8 marzo di quest’anno, quando lo sforzo delle donne verso una vita libera ha colpito il sistema patriarcale come una sberla in faccia, il patriarcato sta opportunisticamente usando questo momento per provare a rinchiudere le donne di nuovo in casa. In questo contesto, ovviamente non è una coincidenza che, durante questo periodo di pandemia, la violenza domestica contro le donne e i femminicidi siano aumentati drasticamente.

L’ascesa dello Stato contro la società

Questi, che hanno creato questa crisi unendo le forze, usano la retorica di guerra e provano a dare l’impressione di essere dalla stessa parte della società, perfino difendendola in prima linea. Facendo ciò, continuano le loro politiche antisociali. Gli Stati usano la crisi per espandere i loro sistemi di sorveglianza e controllo; sospendono diritti e libertà nel nome della sicurezza; e contrastano le crescenti lotte sociali per la libertà, la democrazia e l’ecologia alimentando sessismo, nazionalismo e positivismo. Il fatto che questi tre -ismi siano i principali pilastri dello Stato-nazione capitalista deve essere qui evidenziato.

Alla fine, è l’ideologia dello Stato che ascende. Che è il motivo per cui a nessuno interessa che, mentre attori non-statali hanno reagito positivamente alla richiesta delle Nazioni Unite di un cessate il fuoco, le forze militari statali hanno continuato le loro guerre di aggressione. Questo mostra ancora una volta che la maggior parte delle organizzazioni intergovernative, che sono state fondate all’interno del paradigma di Stato-nazione del XX secolo dopo la Seconda Guerra Mondiale, stanno diventando sempre più insignificanti e stanno fallendo.

La dominazione positivista della scienza, che è diventata la religione ufficiale dello Stato-nazione, ha avuto serie conseguenze sulla popolazione, specialmente nel settore sanitario. Più che mai, abbiamo bisogno di una scienza che risponda non ai bisogni di potere e capitale, ma a quelli di umanità e natura, e sviluppi soluzioni ai loro problemi senza distinguere tra ricchi e poveri. Non abbiamo bisogno di una scienza che confonda le menti, travisi la verità e diventi uno strumento nelle mani dei potenti, ma di una che illumini e mostri la via.

Sia che il nuovo corona virus Covid-19 sia stato creato consapevolmente o involontariamente, direttamente o indirettamente da mani umane o no, il risultato è che funziona come un’arma biologica. E con quest’arma puntata su di noi dovremmo essere preparati a ridurre la nostra esistenza alla vita biologica. Ma se il significato della vita è ridotto alla sopravvivenza, possiamo ancora parlare di esistenza ed esistere? Noi curdi – così come innumerevoli popoli indigeni – ci siamo confrontati con tali politiche di genocidio, imposte dai poteri regionali ed egemonici,  per centinaia di anni. Queste politiche dicono: se vuoi rimanere in vita, devi rinunciare alla tua identità, alla tua lotta politica, alla tua socialità, alla tua memoria culturale! Ma noi non rinunceremo a noi stessi! Insistiamo sulla vita libera e risoluta!

Le venature della società stanno resistendo!

Così vediamo che le venature inarrestabili della società democratica stanno resistendo alla modernità capitalista, nonostante tutti gli attacchi insidiosi e orientati al profitto che devono affrontare. La solidarietà contro l’individualismo, il mutuo aiuto invece dell’egoismo, la comunanza invece dell’isolamento sono i valori sociali della modernità democratica che contrastano il capitalismo. Il diritto collettivo di resistenza è difeso creativamente. Deve essere difeso perfino con più forza. Dobbiamo rafforzare e sviluppare la nostra organizzazione, le nostre lotte e la nostra resistenza con adeguati modi e metodi. Questo è ciò di cui abbiamo bisogno così urgentemente quanto dell’acqua e del pane. Se “mettiamo in pausa” la nostra esistenza come soggetti politici, allora gli Stati non solo annulleranno le nostre conquiste raggiunte con la lotta e la resistenza, ma assesteranno anche un duro colpo su di noi come movimenti sociali e sull’intera società. I regimi antidemocratici stanno semplicemente aspettando la loro occasione per farlo.

Il governo turco, con un decreto del Ministero dell’Interno, ha vietato ad associazioni e fondazioni di tenere riunioni del consiglio o dei membri online per svariati mesi, che è praticamente l’equivalente di un divieto di organizzazione.

Nella lista di soggetti politici da rendere invisibili e silenziare da parte degli Stati, i prigionieri politici sono in prima linea. Stanno attualmente vivendo le vite più insicure e indifese. Per prevenire la diffusione del virus nelle prigioni, molti Stati hanno posticipato o ridotto le sentenze di incarcerazione o dichiarato un’amnistia, rilasciando molti carcerati. Alcuni governi hanno usato questa opportunità per far uscire di prigione i loro sostenitori. Come risultato, i membri della mafia, assassini e stupratori sono stati rilasciati, mentre oppositori e prigionieri politici, a cui naturalmente queste grazie non si applicano, sono lasciati a morire.

I regimi antidemocratici, che considerano i prigionieri dell’opposizione come nemici politici, stanno soltanto aspettando che si infettino in prigione. Perciò, noi che siamo “fuori” dobbiamo difendere le nostre sorelle resistenti, attiviste dell’opposizione, rivoluzionarie e prigioniere politiche “dentro” e proteggere le loro vite! Perché loro sono una delle principali forze nella costruzione di una vita libera, che è un prerequisito per una fine duratura delle crisi e del caos. Per questa ragione sono imprigionate e per questa ragione noi dobbiamo liberarle.

Industrialismo e guerre di egemonia

Nella crisi attuale un riconoscimento della connessione della pandemia con l’industrialismo è necessario. Incolpare l’industria di per sé per la pandemia sarebbe sbagliato, perché il problema non è nell’industria in sé, ma nel modo in cui è usata. Un’industria che è stata unita ai motivi dell’esistenza dell’umanità può giocare un ruolo decisivo nella trasformazione del mondo in una terza natura, ovvero l’istituzione di una relazione ecologica tra la prima e la seconda natura, sia per la vita umana che per tutti gli esseri organici e non-organici in natura – i fiumi, i mari, l’aria, gli animali, le montagne, la terra. Comunque, un’industria che resta sotto il controllo del profitto e del mercato può trasformare il mondo in un inferno per tutta l’umanità, eccetto una manciata di potenti. Questo è ciò che ci sta accadendo proprio ora.

L’industrialismo, con lo Stato-nazione e la produzione capitalista, è il picco della modernità capitalista. La sua funzione è sopprimere la società economica auto-sufficiente, specialmente la società del villaggio rurale. Possiamo vedere ciò in concreto nel nostro territorio del Kurdistan – il luogo attuale della Terza Guerra Mondiale – e in Medio Oriente in generale. La società del villaggio rurale, che fino a 30 anni fa ancora costituiva la maggior parte dell’economia e della società, è sempre più schiacciata, condotta verso il fallimento e la disoccupazione, immersa nel debito e spostata dalla campagna alle città. L’industrialismo ha un ruolo trainante nelle guerre mediorientali di imperialismo e modernità capitalista. Le guerre per l’acqua e il petrolio sono significative. Così  come lo sono la fuga di massa e il trasferimento dei popoli.

La separazione della società rurale dalla sua terra deve essere concepita come una guerra. L’industrialismo qua diventa attivo come un monopolio di potere e anche un monopolio ideologico ed economico. Le conseguenze della disintegrazione, causata dal fatto che la società e l’economia si sono poste sotto l’egemonia dell’industrialismo in linea con la legge del massimo profitto, sono diventate sufficientemente evidenti nel corso degli scorsi 200 anni.

Dobbiamo costruire potere per difendere la natura e la vita!

La crisi è creata dal capitale finanziario globale, ma anche noi dobbiamo mettere in discussione quanto il nostro stile di vita sia ecologico e cosa significhi vita ecologica. In questo contesto, dobbiamo fare cambiamenti radicali nelle nostre vite, rendere il nostro stile di vita e i nostri comportamenti di consumo più ecologici. Non dobbiamo arrenderci alla modernità capitalista dicendo “io da solo non posso salvare il mondo in ogni caso”, né dobbiamo isolarci dal nostro ambiente dicendo “la mia vita individuale è ecologica e amica dell’ambiente, perciò la mia coscienza è pulita”. Entrambe le cose sarebbero sbagliate.

Lenire la coscienza con uno stile di vita ecologico individualista, senza lottare per la natura e l’ambiente, è in linea con un’ideologia capitalista e con le tattiche del liberismo, che divide le persone dalla lotta collettiva. Allo stesso tempo, c’è un urgente bisogno di costruire uno stile di vita ecologico e difendere la natura, sia su un piano individuale che su uno collettivo. Da questo punto di vista, dobbiamo unire le forze per la difesa della natura e della vita. Come donne, dobbiamo essere le forze trainanti all’interno di questo, perché questa crisi, che ricorda una guerra contro i valori centrali dell’umanità, ha un impatto più pesante su di noi. Che è il motivo per cui difenderemo noi stesse, la nostra esistenza, i nostri valori comuni, la natura, il nostro pianeta e la vita in tutti gli ambiti!

  • Non affideremo la salute delle donne e della società allo Stato e non ci arrenderemo all’industria farmaceutica e alle politiche di privatizzazione del neoliberismo. Istituiremo cliniche comunitarie per la salute delle donne e della società.
  • Non lasceremo mettere nel freezer o seppellire in una fossa la nostra soggettività politica. Continueremo le nostre lotte sociali con creatività, ci organizzeremo e resisteremo!
  • Non permetteremo che i prigionieri politici che sono in prigione perché sono insorti contro l’oppressione vengano abbandonati alla malattia e alla morte. Combatteremo per le loro vite e la loro libertà!
  • Contro le politiche di solitudine, isolamento e individualizzazione del sistema capitalista, miglioreremo e libereremo la vita con la solidarietà sociale, il mutuo aiuto e la comunità!
  • La natura non ci appartiene, noi apparteniamo alla natura. Essa può vivere senza di noi, ma l’umanità non può vivere senza la natura. Non permetteremo che venga saccheggiata, sfruttata e distrutta per profitto. Per questo renderemo le nostre vite e il nostro consumo ecologici e ci uniremo contro i ladri del capitale finanziario!
  • Le radici della crisi, che si è manifestata nella forma di una pandemia, sono le mentalità di dominazione e sfruttamento. Perciò, possiamo liberarci permanentemente dalle crisi e dal caos causati dal sistema soltanto se mettiamo fine a tutte le forme di sfruttamento e occupazione. Unendoci, rafforzeremo la resistenza contro l’occupazione e lo sfruttamento delle persone, della terra e della natura!
  • Pretendiamo un cambiamento radicale del sistema, in cui il lavoro, la produzione e la riproduzione siano determinati secondo i bisogni della società, non del capitale finanziario! Siamo già nel processo di costruzione di questo sistema democratico, ecologico e libero dal punto di vista di genere. Le donne stanno indicando la strada in questo. Ora abbiamo bisogno di una lotta comune e di un’organizzazione che trascenda i confini e unisca le nostre resistenze, come l’incontro di un gigantesco fiume che scorre in un oceano. Possiamo ottenerlo. Perché siamo donne e abbiamo il potere di cambiare il mondo!

24 aprile 2020, Komalên Jinên Kurdistan (KJK)