Comunicato YPJ internazionale: «È il momento di riappropriarci della nostra memoria di lotta»

Care compagne,
l’anno passato, nelle manifestazioni dell’8 di marzo, abbiamo riempito le strade con tutta la nostra rabbia e rifiuto verso questo sistema patriarcale e autoritario. Lo abbiamo fatto in tante forme: bloccando strade, sabotando il lavoro, facendo scritte, camminando, cantando, attaccando in varie maniere i nostri oppressori, mentre creavamo relazioni di solidarietà, mutuo soccorso e autodifesa. Lo abbiamo fatto in molte parti del mondo, recuperando la vera memoria di questa data di lotta e repressione, che il potere ha cercato di mascherare come una festa della donna a proprio gusto e uso, togliendole tutto il significato e la forza ribelle.

Ma il momento è adesso! Di riappropriarci della nostra memoria di lotta, della nostra storia, passata, presente e sopratutto futura.
In questo lato del pianeta, nel Rojava, nel Kurdistan e nel nord-est della Siria, da molti anni le donne hanno deciso che è arrivato il momento di prendere in mano la propria difesa, la difesa della propria terra e del proprio popolo. E lo hanno fatto fino all’ultima conseguenza, casa per casa, strada per strada, città per città. L’hanno fatto, e lo stanno facendo, con coraggio e amore, coscienti che una rivoluzione che non contempli la liberazione delle donne come base e principio non potrà mail liberare nessuno. Lo hanno fatto giocandosi molto, dando la vita e credendo fermamente che una nuova vita libera è possibile e necessaria.

Contro secoli di oppressione patriarcale, contro la barbarie di Daesh, contro lo stato Turco, hanno iniziato una rivoluzione che si combatte in molti campi di battaglia, visibili e invisibili, nella propria famiglia, nella società, nella prima linea del fronte o dentro se stesse. La loro lotta è stata ispirata da tutte quelle donne che hanno resistito, le guerrigliere nelle montagne, le partigiane, le madri che non hanno mai smesso di cercare, le dee madri, le combattenti di ogni parte del mondo che hanno lottato e lottano contro il colonialismo, il patriarcato, il razzismo, la repressione, e mai si sono piegate ad essere schiave o ad essere assimilate. Allo stesso modo in cui le donne di questa zona del mondo stanno inspirando molte altre, creando vincoli e costruendo reti. Una minaccia per i potenti, un passo avanti verso questo mondo libero che ormai non solo sogniamo ma che viviamo giorno dopo giorno.

Come Leyla Guven che continua in sciopero della fame da ormai 123 giorni, che con forza e responsabilità sta lottando con la propria vita per questa bella libertà che ha dentro al cuore.
Con loro, tutte, stiamo imparando cosa significa la difesa legittima di fronte a un nemico che per grande che sia, sarà sconfitto. Stiamo imparando quanto è importante la nostra storia, quella che non ci hanno insegnato a scuola, la vita collettiva che non si arrende al capitalismo, per quanto cerchi di afferrarci, l’avere cura senza perdere la forza né l’obbiettivo.
Ma anche stiamo imparando che la nostra libertà, come donne e identità non egemoniche, sarà l’inizio della libertà da ogni oppressione, e che la nostra responsabilità e fare questo possibile. Qui e ovunque.

Con le armi, con le voci, con la auto-organizzazione, con la resistenza.
In memoria di tutte quelle donne che hanno dato la vita per questo futuro insieme, S. Anna Campbell, S.Ivana Hoffmann, S.Avesta, S. Arin e molte molte altre ancora.

Un saluto solidale a tutte voi che oggi state prendendo le piazze.
Senza lotta non c’è libertà.

Berxweda Afrin
Berxwedan Leyla Guven
Jin Jiyan Azadi

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