Insieme difendiamo la rivoluzione in Rojava – La difesa e la liberazione di Afrin è la difesa della rivoluzione delle donne

La regione di Afrin in particolare ha giocato un ruolo centrale come centro della rivoluzione delle donne e nella creazione di strutture democratiche dirette.

Traduciamo da Women Defend Rojava, 17 marzo 2022.

Quattro anni fa migliaia di persone in tutto il mondo sono scese in piazza, il loro cuore con Afrin, per esprimere a gran voce la loro opposizione alla guerra illegale della Turchia. Il 20 gennaio 2018, lo stato turco ha lanciato una guerra sulla regione di Afrin, il cantone occidentale dell’Amministrazione Autonoma del Nord-Est della Siria. Giorno e notte, città e villaggi, campi profughi e siti storici sono stati bombardati da aerei da guerra e dall’artiglieria turchi. L’attacco della Turchia e delle milizie jihadiste sue alleate è continuato fino al 18 marzo. Nel corso di questa guerra sono stati uccisi e feriti centinaia di civili. Centinaia di migliaia di persone sono state sfollate e costrette a lasciare le loro case. Da allora, Afrin è sotto l’occupazione turca e tutte le conquiste fatte precedentemente nella direzione dell’auto-organizzazione delle comunità locali sono state distrutte. Sotto l’occupazione turca la diversità delle persone che abitano quell’area non è più considerata e i diritti delle donne per cui si è combattuto sono stati di fatto aboliti. Le case sfitte delle famiglie sfollate sono state consegnate dai militari turchi alle famiglie dei combattenti delle milizie islamiste e di altre milizie sostenute dalla Turchia. Sono state stabilite nuove amministrazioni regionali sotto il controllo turco come parte del piano di sostituzione demografica nella regione. Allo stesso tempo, l’invasione turca, offrendo questa opportunità, ha incoraggiato l’ISIS a riorganizzarsi.

La guerra ad Afrin è lungi dall’essere finita; è appena iniziata con l’occupazione. Quasi ogni giorno ci sono scontri ed esplosioni che causano un gran numero di vittime civili. Attraverso arresti, rapimenti, presa di ostaggi con alte richieste di riscatto, così come assassinii e torture, sotto l’occupazione turca si è instaurato un regime autoritario che diffonde paura e terrore. La zona è anche diventata un rifugio per i membri dell’ISIS e altri jihadisti. La vita lì, per le donne, è come in una prigione, dal momento che molte non escono più di casa per paura della violenza quotidiana. Matrimoni forzati, violenze sessuali, torture, uccisioni e centinaia rapimenti da parte di gruppi armati sostenuti dai turchi sono parte della realtà quotidiana che le donne e le ragazze devono affrontare.

Nel frattempo, sono passati quattro anni e ci rendiamo conto che la guerra ad Afrin è tutt’altro che finita, ma è solo iniziata con l’occupazione. Fa parte del sistema globale patriarcale di dominazione in cui gli stati nazionali come la Turchia conducono guerre per interessi di potere geopolitico e risorse. Si tratta di un altro femminicidio, perché la sottomissione, lo stupro e l’assassinio delle donne è sempre una parte fondamentale della conquista di un paese e del suo popolo. È una guerra contro un’alternativa sociale allo stato-nazione e al patriarcato che si sta creando e sviluppando sulla base della liberazione delle donne, della democrazia di base e della sostenibilità ecologica.

La regione di Afrin in particolare ha giocato un ruolo centrale come centro della rivoluzione delle donne e nella creazione di strutture democratiche dirette e partecipative nella Siria del Nord-Est. Qui sono state create istituzioni femminili, comuni e consigli delle donne, basati sulla democrazia diretta, che hanno contribuito ad abbattere la disuguaglianza di genere. 

Durante l’invasione dello stato turco e la successiva occupazione numerosi siti archeologici storici della regione, parte del patrimonio delle società matriarcali locali, sono stati deliberatamente distrutti per cancellare la memoria della regione e un pezzo di storia delle donne. Tra questi, per esempio, il tempio Tel Aştar ad Ain Dara, dedicato alla dea Iştar. 

La distruzione si estende alla devastazione massiccia e ai danni irreversibili causati alla ricca natura e all’ecosistema di montagne, fiumi e terra fertile di Afrin. Numerosi campi sono stati bruciati e decine di migliaia di alberi, tra cui un gran numero di ulivi, sono stati abbattuti a causa dell’occupazione della Turchia e delle sue milizie jihadiste. Le strutture democratiche di base precedentemente create dalla popolazione locale, con comunità e consigli organizzati a livello comunale, che permettevano la convivenza dei diversi popoli così come la loro partecipazione politica, sono state sostituite dalla Turchia con un progetto di sostituzione demografica e di annientamento non solo dei curdi locali, della loro lingua, cultura e storia, ma della convivenza dei popoli della regione.

Fino ad oggi, lo stato turco continua la sua guerra e l’occupazione nel Nord-Est della Siria con l’aiuto delle sue milizie jihadiste. La regione è continuamente bombardata dai droni turchi e dall’artiglieria, con il risultato che numerosi civili vengono feriti e uccisi. La comunità internazionale tace sull’occupazione e sugli attacchi in corso ed è complice. Non abbiamo dimenticato Afrin e non accetteremo la sua occupazione.

La difesa della rivoluzione delle donne in Rojava è internazionale perché ispira molti movimenti femministi e femminili in tutto il mondo. “Questa rivoluzione non è solo per il Kurdistan o il Medio Oriente, è una rivoluzione per tutta l’umanità, è la speranza dell’umanità. […] Ecco perché voglio lottare per la libertà di tutte le donne. Mi sono unita a questa rivoluzione come compagna, se un giorno dovessi essere ferita o essere martirizzata, sono pronta a farlo come compagna”. Con queste parole, Şehîd Hêlîn Qereçox, Anna Campbell, è partita per difendere la rivoluzione ad Afrin al momento dell’invasione turca. Il 15 marzo 2018, il 55° giorno della resistenza ad Afrin, è stata martirizzata in un attacco aereo turco, così come molti altri nella lotta per liberare Afrin. Con la sua lotta e determinazione, ha ispirato molte persone e ha costruito molti ponti per la nostra lotta comune per una società liberata dal genere, ecologica, solidale e democratica! Ieri, oggi e con loro nei nostri cuori per il domani!

Unite nella lotta di liberazione – Contro l’occupazione e il femminicidio! Difendere e liberare Afrin significa difendere la rivoluzione delle donne!

Insieme proteggiamo la nostra rivoluzione e liberiamo la nostra terra

Per dare continuità alla lotta delle nostre martiri, promettiamo loro di intensificare il lavoro nel Nord-Est della Siria fino a quando tutti i loro obiettivi e sogni di libertà, giustizia e uguaglianza saranno raggiunti.

Traduciamo il comunicato del Kongra Star per l’8 marzo 2022.

Salutiamo la Giornata internazionale della donna lavoratrice l’8 marzo 2022. In questa occasione, ricordiamo con reverenza la memoria delle nostre martiri che hanno sacrificato la loro vita, scritto epopee eroiche di resistenza ai regimi tirannici e hanno spezzato le catene della schiavitù, facendo grandi sacrifici per ottenere libertà, giustizia, uguaglianza e democrazia.

La Giornata Internazionale delle Lavoratrici è il risultato della lotta di milioni di donne in tutto il mondo ed è la realtà delle donne libere come Rosa Luxemburg, Clara Zetkin, Zenobia, Zarife, Sakine Cansiz, Sosin Bîrhat, Nujîn Amed, Tolhildan Raman, Leila Agirî, Zehra Berkel, Hind e Saada, Jade Aqida, Hevrin Khalef.

A nome del Coordinamento di Kongra Star e con lo slogan “Insieme proteggiamo la nostra rivoluzione e liberiamo la nostra terra”, ci congratuliamo con tutte le donne del Rojava, del Nord-Est della Siria, in tutte e quattro le parti del Kurdistan, con le donne di tutto il mondo, le madri dei martiri, tutte le donne chiuse nelle prigioni di regimi autoritari e le combattenti in tutti i terreni di lotta dell’8 marzo. In questa occasione, salutiamo il leader Abdullah Öcalan, il leader della Nazione Democratica, un vero compagno delle donne e il difensore della filosofia della vita libera. Il ventunesimo secolo, come ha detto Abdullah Öcalan, sarà il secolo della libertà delle donne.

Alzare il livello della lotta delle donne per la libertà contro tutti gli attacchi del fascismo, dell’occupazione, del patriarcato egemonico e delle politiche genocide contro le donne è essenziale. Trasformiamo la nostra rivoluzione in una rivoluzione delle donne che dipende dalla forza del lavoro, del pensiero e della forza di resistenza che tutte le donne leader combattenti hanno dimostrato nel corso della storia in tutti i campi. La solidarietà tra tutte le donne può portare a una vita libera e dignitosa per tutti i settori della società.

Viviamo in un’epoca di guerra sistematica in tutte le sue forme e mezzi, dalla politica di guerra speciale al genocidio, allo stupro, allo sfollamento, alla povertà, ai massacri, alle guerre economiche, culturali e biologiche in tutti i campi. Questa politica e mentalità è stata organizzata da un sistema globale che serve gli interessi del sistema capitalista, che cerca di controllare il mondo intero attraverso vari mezzi.

Questo ha portato a grandi problemi, come nel caso dei fatti più recenti in Medio Oriente, Kurdistan, Afghanistan e Ucraina e come la moltitudine di contraddizioni tra i popoli che coesistono tra loro. Tuttavia, questa situazione presenta molte opportunità strategiche per le donne e i popoli in generale. La lotta organizzata delle donne in tutto il mondo, sostenuta dalle forze democratiche, permette alle donne di guidare la lotta per la democrazia, l’ambiente e la giustizia sociale contro le concezioni autoritarie ad alto livello. Le nostre campagne “È tempo di libertà”, “È tempo di proteggere le donne e una società libera”, “Insieme proteggiamo la nostra rivoluzione e liberiamo il nostro paese” raggiungeranno gli obiettivi che ci siamo date grazie alla nostra determinazione.

Il sistema di isolamento imposto nei confronti di Abdullah Öcalan è una forma di isolamento contro le donne e la società in generale, e questo necessita di innalzare livello la lotta per rompere questa situazione, per rompere il muro della prigione di Imrali e ottenere la libertà fisica di Abdullah Öcalan. Dobbiamo lottare l’8 marzo e ogni giorno per cambiare la mentalità autoritaria, per opporci ai costumi e alle tradizioni superate, per proteggere la struttura sociale e la sua realtà storica, per consolidare la vita paritaria e raggiungere la giustizia e l’uguaglianza attraverso consapevolezza intellettuale, democratica, ecologica, sanitaria e morale che protegge l’uomo e la natura.

L’Amministrazione Democratica Autonoma del Nord-Est della Siria, in cui le donne assumono un ruolo di primo piano nel sistema co-presidenziale in tutte le sue strutture organizzative, è una rivoluzione sociale che è diventata un modello e una fonte di ispirazione per tutte le donne.

Le conquiste storiche che sono state raggiunte grazie alla resistenza delle donne dell’YPJ e di tutte le forze militari sotto l’ombrello delle Forze Democratiche Siriane e delle Forze di Sicurezza Interna sul principio della guerra popolare rivoluzionaria.

In occasione della giornata internazionale delle donne lavoratrici, dedichiamo tutte le nostre attività alle anime delle martiri pioniere Sosin Bîrhat, Viyan, Nûjiyan, Rojin, Awaz Urmiye, Karima Lorena, Wedad Younan, Jumana Al Mousa, Ivana Hoffmann, Hind und Saade, Hevrin Khalef.

Salutiamo l’eroica resistenza delle donne di Afrin, Serê Kaniyê, Tal Tamir, Zirgan, la resistenza delle giovani donne e quella delle donne afgane e onoriamo il loro eroismo contro la politica di genocidio e uccisione.

Per dare continuità alla lotta delle nostre martiri, promettiamo loro di intensificare il lavoro nel Nord-Est della Siria fino a quando tutti i loro obiettivi e sogni di libertà, giustizia e uguaglianza saranno raggiunti. Ci appelliamo a tutte le donne del mondo affinché scendano in piazza e alzino la voce contro tutte le forme di genocidio fino a quando la giustizia, l’uguaglianza e la democrazia saranno raggiunte.

Lunga vita alla donna libera!

Jin Jiyan Azadi

Coordinamento del Kongra Star della Siria del Nord-Est

Women Defend Rojava ricorda Meena nel giorno del suo martirio

Con RAWA, Meena ha gettato le basi di un’organizzazione che, 35 anni dopo il suo assassinio, è più che mai una forza nella resistenza delle donne afgane.

Traduciamo da Women Defend Rojava (1 febbraio 2022).

Meena Keshwar Kamal (1956-1987) è nata il 27 febbraio 1956 a Kabul. Nei tempi in cui frequentava la scuola superiore gli studenti di Kabul e di altre città afgane erano molto impegnati nell’attivismo sociale e nei nascenti movimenti di massa. Nel 1977, nel periodo degli studi all’Università di Kabul, Meena fondò l’Associazione Rivoluzionaria delle Donne Afghane (RAWA), un’organizzazione nata per promuovere l’uguaglianza e l’istruzione delle donne, associazione che continua ancora oggi la sua attività per “dare voce alle donne afghane che non hanno voce”. Nonostante la Rivoluzione di Saur [con cui le truppe insorgenti del PDPA soverchiarono il regime di Daoud Khan], in seguito alla quale era stato garantito che i diritti delle donne sarebbero stati messi in primo piano nell’agenda della Repubblica Democratica, Meena constatò che non erano avvenuti grandi cambiamenti nella vita delle sottomesse donne afghane. Nel 1979 organizzò una campagna contro il governo, promuovendo incontri e mobilitazioni nelle scuole e, nel 1981, lanciò la rivista femminista bilingue, “Payam-e-Zan” (Il messaggio delle donne). Fondò anche le scuole Watan per i bambini rifugiati e le loro madri, un ospedale e centri di artigianato per donne rifugiate in Pakistan per sostenere finanziariamente le donne afgane. Negli anni ’80, si trasferì in Pakistan per fondare RAWA a Quetta, dove poi venne assassinata il 4 febbraio 1987.

Il giorno 4 febbraio 2022 noi, donne di Women Defend Rojava, commemoriamo il 35° anniversario del martirio di Meena Keshwar Kamal. Un giorno per ricordarla e onorarla ribadendo il nostro impegno a continuare le nostre lotte contro il patriarcato, i fondamentalisti religiosi, l’imperialismo, il capitalismo e tutti i sistemi che opprimono e schiavizzano le donne.

Meena è ancora viva nei nostri cuori, nelle nostre lotte. Questa dichiarazione non è solo un messaggio per ricordare. La lotta e la vita di Meena sono un esempio per tutte le donne. È anche un messaggio per aiutarci a tenere presente quanto per noi sia importante costruire un internazionalismo femminile.

Con RAWA, Meena ha gettato le basi di un’organizzazione che, 35 anni dopo il suo assassinio, è più che mai una forza nella resistenza delle donne afgane. Il ritorno dei talebani in Afghanistan è l’ennesimo tradimento contro le donne e la società da parte delle potenze capitaliste. Il nostro sostegno alle sorelle afghane deve essere più forte che mai. Lo dobbiamo a tutte le donne che sono morte nella lotta, e a tutte coloro che continuano a rischiare la vita nella resistenza, sacrificate ancora una volta dalle potenze dominanti di questo mondo. La nostra storia è legata alla vostra. Non possiamo abbassare la guardia. Lo abbiamo imparato ancora una volta con i recenti attacchi nella città di Heseke, nel nord-est della Siria, con il tentato ritorno dell’IS.

Il nostro mondo è fragile, ma noi siamo forti. Siamo forti insieme e in questi tempi abbiamo bisogno di sostegno e aiuto. Nello spirito di Meena, dobbiamo costruire un’unità rivoluzionaria per continuare il suo lavoro, la sua lotta e quella di tutte le donne che hanno perso la vita, infondendo in noi la forza di portare avanti i nostri obiettivi. 

Jin Jiyan Azadi!
Women Defend Rojava

Un appello alla mobilitazione del Movimento delle donne curde in Europa (TJK-E) in occasione del martirio di Sakine Cansız, Fidan Doğan e Leyla Şaylemez

Nell’anniversario del massacro di Parigi, rafforzeremo ancora una volta la solidarietà globale delle donne contro il fascismo, il patriarcato e il femminicidio.

Nove anni fa, il 9 gennaio 2013, a Parigi, sono state massacrate Sakine Cansız (Sara), che è tra le fondatrici del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), Fidan Doğan (Rojbin), rappresentante del Congresso Nazionale del Kurdistan (KNK) e Leyla Şaylemez (Ronahi), rappresentante del movimento giovanile curdo. Come Movimento delle donne curde in Europa, rendiamo omaggio alle martiri di Parigi con rispetto, amore e gratitudine e riaffermiamo ancora una volta il nostro impegno affinché gli autori di questo crimine atroce vengano assicurati alla giustizia; ribadiamo inoltre la nostra promessa di mantenere viva la memoria delle nostre martiri, mentre il movimento per la libertà delle donne cresce.

Il sistema criminale patriarcale, con la sua mentalità fascista, prende di mira le donne proprio mentre le pioniere sono in prima linea. Storicamente, i movimenti popolari e femminili sono stati repressi nel tentativo di distruggere le loro organizzazioni e intimidirli, come, per citare i primi esempi, nel caso dei massacri delle sorelle Mirabel e di Rosa Luxemburg. Questi tentativi sistematici di distruggere le organizzazioni e intimidire il movimento delle donne continuano anche oggi. Massacrando pioniere come Karima Baloch in Canada, Forouzan Safi in Afghanistan, Zara Alvarez nelle Filippine, Hanan Al Barassi in Libia e Sakine Cansız, Fidan Doğan, Leyla Şaylemez a Parigi, il sistema patriarcale ritiene, erroneamente, di riuscire a far paura alla rivoluzione delle donne. Per noi, la lotta per assicurare alla giustizia gli autori del massacro di Parigi è un passo significativo nella lotta contro tutti i femminicidi politici. Da 9 anni, le donne curde, il popolo curdo e le forze democratiche chiedono che gli autori del massacro di Parigi siano processati, nelle strade e in tribunale. Le prove riguardanti il colpevole sono chiare e le donne curde continuano a chiedere che questo crimine contro l’umanità non rimanga impunito.

Mentre tutte le prove dimostrano la colpevolezza dello stato turco e del governo dell’AKP guidato da Tayyip Erdogan, e la prima indagine sul caso si è conclusa sancendo chiaramente che il massacro è stato orchestrato dall’Agenzia Nazionale di Intelligence Turca (MİT), il governo francese ha chiuso il caso, adducendo come scusa il decesso del sicario. In seguito, sono venute le confessioni del personale del MİT e quella dell’ex capo dell’Agenzia di Intelligence dello Stato Maggiore, İsmail Hakkı Pekin. Altri assassinii di questo tipo sono stati pianificati in altre zone d’Europa. Tuttavia, i governi internazionali stanno coprendo la verità per salvaguardare i loro interessi e le loro relazioni con il regime turco. Nonostante negli ultimi 3 anni le indagini sul massacro siano state riaperte e sebbene ci siano prove concrete, il governo francese non ha ancora portato il caso in tribunale. Possiamo vedere, mentre scriviamo, che questo gesto ha incoraggiato lo stato turco guidato dall’AKP, che continua ad aggiungere nuovi massacri al suo dossier criminale degli ultimi 9 anni.

Nell’anniversario del massacro di Parigi, rafforzeremo ancora una volta la solidarietà globale delle donne contro il fascismo, il patriarcato e il femminicidio. Mostreremo al mondo che la rivoluzione e la resistenza delle donne trascendono i confini e non possono essere fermate. Continueremo a sottolineare che il movimento delle donne libere è il nostro passato, presente e futuro; è la strada che ci hanno indicato Sara, Rojbin e Ronahi. Non abbiamo dimenticato, non dimenticheremo! Come TJK-E, la nostra volontà di avere giustizia continua e continuerà fino a quando i colpevoli non saranno assicurati alla giustizia.

Con lo slogan “La Francia sarà colpevole fino a che la giustizia rimarrà al buio”, saremo nelle strade di Parigi e di altre regioni il 5 e l’8 gennaio, per dire che “è ora di consegnare i colpevoli alla giustizia”. Il nostro appello è per tutte le donne! Il nostro appello è per il popolo curdo! Il nostro appello è ai popoli democratici, alle organizzazioni di sinistra e socialiste! A tutti coloro che vogliono denunciare i crimini efferati dello stato turco! Vogliamo giustizia per Sara, Rojbin e Ronahi! Vogliamo che gli autori di crimini contro l’umanità siano processati! Facciamo del 2022 l’anno della sfida e del successo nei confronti del fascismo e del patriarcato e assicuriamo alla giustizia gli autori di stupri e genocidi! Con la ferma convinzione che il fascismo sarà superato grazie all’unità delle donne e dei movimenti popolari, chiediamo una lotta globale per distruggere il fascismo, la cultura dello stupro, le politiche di genocidio e l’istituzionalizzazione delle gang di stato.

Jin, Jîyan, Azadî!

TJA: il 2022 sarà l’anno della vittoria

Il TJA ha festeggiato il nuovo anno dei popoli e delle donne che resistono alla dominazione maschile e ha detto che il 2022 sarà l’anno della vittoria.

Traduciamo il comunicato da ANF, 1 gennaio 2022.

Il Tevgera Jinên Azad (TJA), Movimento delle Donne Libere, ha scritto in un comunicato per il nuovo anno: 

“Noi, popoli, identità e donne che hanno resistito con fatica e sacrificio per migliaia di anni e hanno protetto tutte le bellezze che venivano cercate per essere distrutte, ci stiamo lasciando indietro l’anno 2021. Senza dubbio, il tempo non è un concetto limitato a ciò che può essere espresso in numeri e il 2021 proteggerà tutti i nostri valori, sorrisi e dolori del passato e lì consegnerà al 2022. 

Stiamo attraversando tempi in cui tutti questi valori sono nel mirino del sistema della modernità capitalista, basata sulla dominazione maschile, e tutto ciò che di buono e bello è stato creato dalla società fronteggia la distruzione. I governi, che presentano la modernità capitalista sotto il nome di “progresso” come l’unica opzione per le persone, vogliono far dimenticare la tradizione sociale antica di 14mila anni.”

Il comunicato aggiunge: “La nostra lotta per la liberazione delle donne non ha dato e non darà spazio a nessuno di questi modi e mezzi scellerati. Continueremo a percorrere la nostra strada contro il patriarcato che ci viene imposto.”