Notizie da Jinwar (maggio 2022)

Volevamo darvi una piccola panoramica della primavera che abbiamo trascorso qui con molta energia nuova…

Cari/e amici/che, cari/e sostenitori/e di JINWAR,
Sono già passati tre mesi dalla pubblicazione dell’ultima newsletter di Jinwar del febbraio 2022.

Volevamo darvi una piccola panoramica della primavera che abbiamo trascorso qui con molta energia nuova e speriamo che anche voi ne facciate parte e che il sole primaverile arrivi anche a voi.
Dal 17 aprile 2022, qui siamo di nuovo in una fase calda di guerra. Ciò significa che gli attacchi delle forze di occupazione turche stanno aumentando ovunque, nelle aree di difesa di Medya, fino a Shengal e anche in Rojava. Per noi questo significa che è proprio in queste fasi che ci muoviamo con ancora più forza in una posizione di autodifesa, intendendo con questo anche l’autodifesa ideologica. In questo lo sviluppo di strutture di autogoverno sociale gioca un ruolo importante. Il Villaggio delle donne e dei bambini di Jinwar fa parte di questa attuazione pratica di come le idee di una vita libera e paritaria possano essere messe in pratica. È anche qui che si svolge la lotta più grande. Se si è in guerra allo stesso tempo, si diventa ancora più consapevoli dei valori che devono essere difesi e di come si lavora la terra e si semina, si costruiscono canali di irrigazione in modo che le piante possano crescere e prosperare nello stesso respiro, allora ci si rende conto di quanto possa essere complessa la difesa. Jinwar si propone di rendere possibile alle donne e ai loro figli una vita collettiva e autodeterminata nel corso delle quattro stagioni, con una prospettiva a lungo termine.
Allora, di cosa ci siamo occupati principalmente negli ultimi tre mesi? La terra è stata scavata di nuovo, i cespugli di rose sono stati tagliati, molti nuovi alberi sono stati piantati, i giardini sono stati sistemati, i canali d’acqua sono stati scavati, le piantine sono state coltivate e la sera abbiamo seguito le notizie, letto libri e a volte guardato film insieme. Questo equilibrio tra attività mentale e fisica è il pepe della vita equilibrata del villaggio e il vincolo di essere in lotta e allo stesso tempo in crescita.

Nei mesi di marzo e aprile ci sono state grandi celebrazioni, da un lato l’8 marzo, che è stato festeggiato dalle donne qui insieme e che invia un messaggio politico in tutto il mondo per fondare molti Jinwar dappertutto, per proteggere la propria terra, per unire le forze e trovare insieme un pensiero libero, una vita quotidiana organizzata e collettiva in modo etico ed estetico per condurre una vita ecologica e per impegnarsi politicamente per una vita in dignità e libertà per ogni donna nel mondo.
La festa del Newroz, che si è svolta qui il 21 marzo, ha un significato simile di resistenza e di nuovo inizio. L’abbiamo celebrata con un programma culturale e con un fuoco comune attorno al quale la gente ha ballato e cantato. Per il compleanno di Abdullah Öcalan, il 4 aprile, abbiamo piantato 100 nuovi alberi nel villaggio. Per il Capodanno Ezîdî (çarşema sor – mercoledì rosso) siamo andati insieme alle madri e ai bambini Ezîdî di Jinwar a una celebrazione in un villaggio Ezîdî e abbiamo appreso l’antica tradizione di questa festa per gli Ezîdî e la sua importanza. Essi celebrano il loro Capodanno nell’arco di tre giorni. Si festeggia sempre alla vigilia del çarşema sor, dipingendo insieme le uova e preparando un pane specifico.
Il calore estivo è penetrato qui, subito dopo la celebrazione del Capodanno, abbiamo rimosso tutte le “sobe” (le stufe riscaldate con il petrolio) dalle case, lavato con cura tutti i tappeti, i cuscini delle sedie e le coperte e preparato le case di fango per l’estate molto calda qui. Per fortuna, i mattoni di argilla tengono fuori il calore in estate e il terreno è fresco e, almeno a maggio, fornisce ancora aria piacevolmente fresca.


Anche gli animali hanno atteso con eccitazione la primavera e si sono moltiplicati: ora a Jinwar ci sono cinque giovani oche, tre piccoli cuccioli, gattini appena nati e, si spera, presto anche pulcini covati.
Purtroppo le piogge non hanno accompagnato la fase di semina, non c’è stata pioggia durante il periodo in cui i campi dovevano essere coltivati, il che significa che sono stati costruiti nuovi sistemi di irrigazione e scavati canali con molta fatica, ma poi la prima ondata di caldo è arrivata troppo presto e ha prosciugato alcuni campi nella zona di Jinwar, cosicché probabilmente quest’anno ci sarà solo un piccolo raccolto. Anche la nostra farina per il pane del villaggio è ora mescolata con farina di mais, perché gli effetti dell’embargo e della siccità degli ultimi anni si sentono ovunque. Il 1° maggio sono tornati la pioggia e il freddo e ora si avvicinano i caldi mesi estivi…
Per il centro di cura ŞîfaJin abbiamo ricevuto un torchio per l’olio, che le guaritrici vogliono usare per produrre da sole l’olio di sesamo nero, di semi di ortica, di olive o di semi di lino, in modo da poterlo poi trasformare in unguenti e creme.

È stato aperto un laboratorio di cucito come atelier, affinché le donne di Jinwar imparino a cucire e a confezionare i propri abiti e quelli dei loro figli. Sono state donate quattro macchine da cucire e una madre di Jinwar offre ogni giorno un corso di cucito di due ore alle altre madri.

Naturalmente siamo anche felici di sentire da voi cosa avete creato in questi mesi, quali sono i vostri piani e progetti futuri e se ci può essere una maggiore collaborazione con il villaggio Jinwar.
Siamo sempre felici di ricevere feedback, idee e suggerimenti da voi. Non esitate quindi a scriverci se volete condividere con noi i vostri pensieri e le vostre domande.

Vi auguriamo tanta forza per il prossimo futuro!

JINWAR, Maggio 2022
womensvillage.jinwar@gmail.com

Basta guerra di occupazione turca in Kurdistan!

“Opponiamoci alla guerra in Kurdistan! Sosteniamo un mondo in cui tutte le persone possano vivere insieme in solidarietà e uguaglianza” ha detto Women Defend Rojava in un appello contro la guerra di occupazione turca in Kurdistan.

Traduciamo da ANF News (22 aprile 2022).

La coalizione Women Defend Rojava ha rilasciato una dichiarazione in cui chiede azioni urgenti per fermare la campagna genocida della Turchia contro i curdi nel territorio del Kurdistan.
 
L’appello pubblicato venerdì è il seguente:
 
“In tutto il Kurdistan, la situazione si sta attualmente inasprendo e la guerra turca si sta intensificando immensamente. A ripetizione è stato annunciato che Erdogan avrebbe potuto espandere la sua guerra di occupazione nell’ombra della guerra in Ucraina. Anche se la guerra in Kurdistan stava già avendo luogo davanti agli occhi di tutti in ogni caso, ma comunque indisturbata, c’è ora una totale mancanza di attenzione. Facendo seguito alla recente pubblicazione dei piani per una nuova potente offensiva, lo Stato turco ha ora lanciato i suoi attacchi via aria e terra contro i civili e la guerriglia nelle aree di difesa di Medya in Kurdistan meridionale attraverso artiglieria, bombardamenti e aerei caccia nella notte del 17 aprile. L’invasione su larga scala della Turchia, in collaborazione con il PDK [Partito Democratico del Kurdistan] in Kurdistan meridionale (Iraq settentrionale), era prevedibile da molto tempo e ora è iniziata. Venerdì, il 15 aprile, il Primo Ministro del partito PDK, che governa il Kurdistan meridionale, ha incontrato Erdogan e il capo del servizio di intelligence turca (MIT). Oggi è stato riportato che gli aerei da guerra turchi stanno decollando da basi militari in Kurdistan meridionale, il che conferma soltanto ulteriormente la cooperazione dello Stato turco e del PDK. Insieme alla guerra della Turchia, ora sta incombendo la tanto temuta guerra interna tra curdi.
 
Nel frattempo, gli attacchi in Siria del Nord-Est si stanno intensificando. L’esercito turco sta attaccando la comunità di Zirgan e i villaggi nella regione principalmente cristiana di Til Temir con massicci attacchi di artiglieria. Di conseguenza numerose case e altri edifici, come la chiesa nel villaggio assiro di Til Tawil, sono già stati distrutti e i droni stanno ancora volando sulla regione.
 
In parallelo alla rinnovata offensiva militare turca in Kurdistan meridionale e all’intensificarsi degli attacchi in Siria del Nord-Est, anche la situazione a Şengal si sta inasprendo. L’esercito iracheno ha attaccato numerose posizioni delle forze di difesa yazide locali e ne è derivato un combattimento feroce. Il popolo di Şengal, dove l’ISIS ha commesso un genocidio nell’agosto del 2014, uccidendo decine di migliaia di yazidi e schiavizzando le donne e o bambini, sta ora affrontando un rinnovato pericolo. Con la costruzione di un muro di 250 km lungo il confine con il Rojava e il rafforzamento delle basi militari irachene nella regione, anche là la situazione sta esplodendo.
 
In Turchia, il regime di Erdogan continua le sue politiche fasciste. Le associazioni della società civile, come la piattaforma “Fermeremo i femminicidi” [Kadin Cinayetlerini Durduracagiz], che fa lavoro di pubbliche relazioni contro il femminicidio in Turchia e accompagna durante il processo le donne che hanno subito violenza, stanno per essere bandite. Nelle prigioni turche, l’isolamento e le torture sistematiche, inclusi gli incidenti mortali, sono la realtà quotidiana per i prigionieri politici. Nonostante ciò, la comunità internazionale rimane in silenzio su tutto questo, supporta e approva gli attacchi e ancora una volta si rende complice della politica fascista e della guerra della Turchia, che è contro la legge internazionale.
 
Comunque, noi non rimarremo in silenzio! I risultati della rivoluzione in Kurdistan, che mette la liberazione delle donne al centro delle sue lotte, è una spina nel fianco delle autorità. È nostra responsabilità opporci a questa guerra e difendere la rivoluzione delle donne ovunque siamo. Ci opponiamo alla guerra turca! Sappiamo di avere il potere di fermare questa guerra e cambiare il mondo con la nostra lotta comune per la dignità. Ci schieriamo fianco a fianco con i popoli del Kurdistan e il loro diritto all’autodeterminazione! Difendere il Kurdistan significa diventare consapevoli della responsabilità qua. Rendiamo visibile la resistenza ovunque!
 
Perciò, noi come Women Defend Rojava chiediamo che si agisca contro il colonialismo, il fascismo, il patriarcato e il femminicidio e tutte le forme di oppressione. Protestiamo in forme e con azioni creative, portiamo in pubblico la nostra resistenza contro la guerra di occupazione turca e combattiamo insieme per una vita di dignità e libertà! Ci sono molti modi di portare l’attenzione verso la guerra della Turchia, che sia sui social media, attraverso striscioni, fotografie solidali in difesa del Kurdistan, distribuzione di volantini o altre azioni negli spazi pubblici. Unitevi all’appello e diffondetelo!
 
È tempo di attivarsi contro questa guerra, di resistere e di portare per le strade e per le piazze la nostra protesta femminista! Insieme difendiamo la rivoluzione delle donne! Ci opponiamo alla guerra in Kurdistan! Sosteniamo un mondo in cui tutte le persone possano vivere insieme in solidarietà e uguaglianza!”

Appello contro la chiusura dell’HDP

Le nostre organizzazioni chiedono alle autorità di affermare il diritto alla rappresentanza politica in Turchia e di garantire che qualsiasi procedimento sia pienamente conforme agli standard internazionali.

Le organizzazioni firmatarie di questo appello, attive nel campo della democrazia e della protezione e promozione dei diritti umani, sono profondamente preoccupate per il caso in corso presso la Corte Costituzionale in Turchia riguardo alla chiusura del partito di opposizione HDP (Partito Democratico dei Popoli). L’HDP è stato fondato il 15 ottobre 2012 e da allora è stato un attore fondamentale della vita politica in Turchia. Le nostre organizzazioni chiedono alle autorità di affermare il diritto alla rappresentanza politica in Turchia e di garantire che qualsiasi procedimento contro i partiti politici e i loro rappresentanti sia pienamente conforme agli standard internazionali per un processo equo e che preveda la costituzione di una Corte indipendente e imparziale, come stabilito dalla legge e dal diritto della difesa.

In seguito all’ultima serie di memorie difensive scritte e orali da parte dell’HDP, la Corte costituzionale dovrebbe annunciare la sua decisione nei prossimi mesi. Se la Corte costituzionale dovesse approvare la richiesta del Procuratore Capo e pronunciarsi a favore della sua richiesta di chiudere l’HDP in modo permanente o parziale, o di privarlo completamente degli aiuti della tesoreria, l’HDP cesserà di esistere. I suoi rappresentanti, che sono ritenuti responsabili di fatti che, secondo il procuratore capo, giustificherebbero lo scioglimento del partito, saranno anche interdetti dall’attività politica per 5 anni.

L’ufficio del procuratore capo della Corte suprema d’appello ha inviato il suo atto d’accusa alla Corte costituzionale il 7 giugno 2021. L’atto di accusa chiedeva lo scioglimento dell’HDP e l’interdizione dalla politica per 5 anni di 451 membri del partito, compresi i copresidenti Mithat Sancar e Pervin Buldan. Le parole e le azioni di 69 membri del partito sono indicate come la motivazione principale per la richiesta di chiusura. Nell’atto d’accusa non sono state presentate nessuna prova concreta o affidabile attribuibile all’HDP come istituzione, e nessuna giustificazione per la richiesta di scioglimento del partito, cosa che violerebbe il diritto alla rappresentanza politica di oltre il 10% degli elettori nelle ultime elezioni. 

Dopo la difesa preliminare presentata dall’HDP nel novembre 2021, il procuratore capo ha presentato alla Corte costituzionale le sue opinioni in merito, che sono state poi notificate all’HDP il 20 gennaio 2022. Opinioni che ribadiscono le rivendicazioni e le richieste contenute nell’atto d’accusa; nulla fa pensare che l’ufficio del procuratore abbia preso atto della difesa dettagliata presentata dall’HDP.

Il procedimento si svolge sullo sfondo di un grave arretramento democratico e dello stato di diritto in Turchia. Nonostante gli emendamenti introdotti in Costituzione come parte del processo di adesione all’Unione Europea negli anni 2000, che hanno reso più difficile la procedura di chiusura dei partiti comune negli anni ’90, nel 2009 la Corte costituzionale ha chiuso il DTP (Partito per una società democratica), un partito politico precedente all’HDP. 

La Corte Europea per i Diritti Umani, negli ultimi anni, ha ripetutamente condannato la Turchia per aver violato la Convenzione, come nei casi riguardanti la chiusura del DTP e quello nei confronti dell’HDP e dei suoi membri, in cui la Corte ha ritenuto che le procedure avviate contro questi soggetti politici fossero, secondo la Convenzione, in violazione dei diritti dei denuncianti. Il governo turco ha costantemente mancato di rispettare le sentenze della Corte Europea per i Diritti Umani, e il 2 febbraio 2022 questo atteggiamento ha portato all’avvio di una procedura di infrazione contro la Turchia da parte del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa. 

Le ripetute dichiarazioni dei portavoce del partito di governo AKP e del suo alleato MHP, che chiedono la chiusura dell’HDP e l’interdizione dei suoi membri dalla politica, indicano anche il tentativo del governo di minare l’autorità della Corte Europea per i Diritti Umani e di interferire nei procedimenti che si svolgono nei tribunali nazionali, compresa la Corte costituzionale, in violazione del principio di indipendenza del potere giudiziario da altri poteri dello Stato.

Le nostre organizzazioni sono profondamente preoccupate per l’impatto che la decisione della Corte Costituzionale potrebbe avere sui diritti degli imputati e sulla democrazia politica in Turchia. Chiediamo alla Corte Costituzionale di garantire che i procedimenti giudiziari si svolgano nel pieno rispetto degli standard nazionali e internazionali del giusto processo, compreso il principio di indipendenza e imparzialità della giustizia e i diritti della difesa. Esortiamo inoltre il governo turco a rispettare l’indipendenza e l’imparzialità della magistratura, astenendosi dall’influenzare direttamente o indirettamente le decisioni della Corte, e a sostenere i diritti alla rappresentanza politica e alla partecipazione democratica, che sono una condizione preliminare per il rispetto della democrazia, dello stato di diritto e dei diritti umani in Turchia.

  • Asociación Americana de Juristas (AAJ)
  • Associació Catalana per a la Defensa dels Drets Humans (ACDDH) – Catalonia
  • Asociación Libre de Abogadas y Abogados, (ALA), Madrid
  • Association for Monitoring Equal Rights 
  • Association of Lawyers for Freedom (ÖHD)
  • Bakers, Food and Allied Workers Union (BFAWU)
  • Campaign Against Criminalising Communities (CAMPACC)
  • Center of research and elaboration on democracy/Group for international legal intervention (CRED/GIGI)
  • Civic Space Studies Association
  • Confederation of Lawyers of Asia and the Pacific (COLAP)
  • Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane (CISDA)
  • Democratic Lawyers Association of Bangladesh (DLAB)
  • Demokratische Juristinnen und Juristen Schweiz (DJS)
  • Eskubideak, Basque Country
  • European Association of Lawyers for Democracy and World Human Rights (ELDH)
  • European Democratic Lawyers (AED)
  • General Federation of Trade Unions (UK)
  • Haldane Society of Socialist Lawyers
  • Human Rights Agenda Association
  • Human Rights Association
  • Human Rights Foundation of Turkey
  • International Bar Association’s Human Rights Institute (IBAHRI)
  • Italian Democratic Lawyers / Giuristi Democratici
  • International Association of Democratic Lawyers (IADL)
  • International Federation for Human Rights (FIDH)
  • KulturForum TürkeiDeutschland e.V.
  • Legal Team, Italy
  • Life-Memory-Freedom Association (Yaşam Bellek Özgürlük)
  • MAF-DAD e.V (Association for Democracy and International Law )
  • National Lawyers Guild International (USA)
  • National Union of Peoples’ Lawyers, Philippines (NUPL)
  • People’s Law Office / International
  • Progressive Lawyers’ Association (ÇHD)
  • Republikanischer Anwältinnen – und Anwälteverein e.V. (RAV), Germany
  • Rete Jin Italia (Jin Net)
  • Rights Initiative Association
  • Rosa Women’s Association
  • Social Policy, Gender Identity, and Sexual Orientation Studies Association (SPoD)
  • Syndicat des Avocats de France (SAF)
  • Syndicat des Avocats pour la Démocratie, Belgium (le SAD)
  • The Indian Association of lawyers
  • The National Association of Democratic Lawyers, (NADEL), South Africa
  • Transport Salaried Staffs Association
  • Ukrainian Association of Democratic Lawyers
  • Vereinigung Demokratischer Juristinnen und Juristen (VDJ)
  • Vereniging Sociale Rechtshulp Nederland

Notizie da Jinwar

Con questa newsletter speriamo di essere riuscite a darvi un’idea della vita del villaggio. Naturalmente, ci sono molte cose che non abbiamo menzionato, ma che arricchiscono la nostra vita quotidiana…

Car* amic* di JINWAR,

speriamo che stiate tutt* bene e in salute! Vi auguriamo un buon inizio di primavera 2022…

Abbiamo seguito le ultime notizie e gli sviluppi riguardo al Coronavirus qui, la sua diffusione e, dopo due anni, i suoi effetti a breve e lungo termine sulle nostre vite sono ancora devastanti. Le misure prese dagli Stati, la propaganda della paura e soprattutto il distanziamento sociale lasceranno conseguenze molto profonde, simili alle cicatrici della terza guerra mondiale che qui si protrae da anni sulle spalle della popolazione. Allo stesso tempo, sappiamo quanto sia importante la vita sociale e politica, che assicura di agire in modo autoresponsabile e, oltre a tutte le misure, di agire in modo indipendente e di trovare soluzioni nel processo di costruzione di una vita equa ed ecologica. Gli esempi ci sono sia qui che là: come, ad esempio, la solidarietà tra persone nei quartieri. 

Durante l’isolamento e la solitudine causati dalle norme per fronteggiare il virus la violenza contro le donne e il numero di femminicidi sono molto aumentati. Sono soprattutto le madri a soffrire per la chiusura delle scuole o degli asili nido perché sono coloro che si devono far carico dei bambini, o sono le prime ad essere licenziate dal lavoro.

In secondo luogo, nella situazione attuale, le donne hanno poche o nessuna opportunità di uscire di casa per scambiare idee, per trovare luoghi dove riunirsi per organizzarsi. Allo stesso tempo, c’è più pressione perché le donne si facciano carico di ruoli tradizionali rispetto a prima, quando si organizzavano con altre donne dando forma alle loro vite insieme.

Negli ultimi due anni abbiamo di nuovo capito l’importanza di preservare le nostre risorse naturali e il nostro stile di vita ecologico. Questo significa costruire relazioni sane tra la natura e le persone.

Qui a Jinwar – il villaggio di donne e bambini nel nord-est della Siria – la vita va avanti. È importante che la vita vada avanti e non si fermi.

Organizziamo la nostra vita insieme e continuiamo il nostro lavoro. Anche se le condizioni sono più difficili, le frontiere continuano ad essere chiuse, l’embargo contro l’autogoverno continua, gli attacchi della Turchia e delle sue bande sono molto vicini e abbiamo avuto 121 martiri solo tre settimane fa, nell’operazione di autodifesa sociale contro l’evasione pianificata dei prigionieri dell’ISIS a Hesekê. Mentre qui come donne non sperimentiamo la violenza diretta nella nostra vita quotidiana e abbiamo l’opportunità di condividere, approfondire le nostre relazioni, pianificare e discutere come vogliamo vivere le nostre vite insieme, sentiamo il dolore di tutte le donne che stanno lottando e resistendo in molti diversi luoghi del mondo.

Qui nel villaggio di Jinwar, il consiglio si incontra ogni due settimane, discutiamo l’attuale situazione politica e i vari sviluppi nel villaggio, la nostra vita comunitaria o le prossime azioni per l’8 marzo, giorno in cui è stata posta la prima pietra di questo villaggio, cinque anni fa.

Inoltre, valutiamo il lavoro dei diversi comitati del villaggio. Discutiamo dei progressi fatti e se è necessario cambiare il nostro modo di lavorare. Con questa base noi pianifichiamo il lavoro per il prossimo periodo. Decidiamo insieme chi di noi sarà responsabile di quale lavoro nel prossimo periodo. Eleggiamo anche la portavoce del villaggio su base mensile.

Nella situazione attuale vediamo quanto sia importante costruire modi di approvvigionamento alternativi. Questo significa costruire economie locali e creare forme di autosufficienza. Più siamo coinvolte nel provvedere al nostro stesso approvvigionamento economico, meglio possiamo reagire in situazioni eccezionali. I gruppi che vivono e lavorano insieme sono quelli che possono affrontare e reagire meglio ai cambiamenti della situazione economica.

Allo stesso tempo, essere capaci di provvedere al nostro approvvigionamento significa anche essere più vicine al nostro ambiente e alla natura. Questo rafforza la nostra consapevolezza ecologica e la nostra salute.

Qui a Jinwar possiamo provvedere a noi stesse in molti modi. Abbiamo raccolto le erbe e le piante commestibili che crescono nel villaggio e nei dintorni. Inoltre, abbiamo ancora cibo essiccato e conservato dall’anno scorso. Abbiamo prodotto yogurt e formaggio con il latte delle pecore del villaggio e condiviso le uova delle nostre galline.

Più volte alla settimana cuociamo il pane nel panificio del villaggio con la farina che abbiamo macinato l’anno scorso. Quest’anno abbiamo di nuovo lavorato i campi, seminato grano e ceci, che hanno iniziato a germogliare grazie alla tanto attesa pioggia e alla poca neve caduta, e sono già verdi sotto i primi caldi raggi di sole.

I pannelli solari, installati tre anni fa, continuano a fornirci elettricità. Il nostro obiettivo è quello di rifornire l’intero villaggio di energia solare e termica. A causa della situazione attuale e dell’embargo, non siamo ancora in grado di realizzare il progetto.

La nostra scuola (dayika uveyş) da una settimana ha riaperto le porte per i bambini di Jinwar, ma anche per quelli che vengono da fuori, come parte del sistema educativo del Governo autonomo di questa regione. 

Il Centro di Salute Şîfa Jin ha curato 320 pazienti con la medicina naturale e le erbe medicinali fatte prodotte negli ultimi mesi. Principalmente donne e bambini, ma anche alcuni pazienti maschi provenienti dalla zona circostante si sono curati a Şîfa Jin.

Ora il team di Şîfa Jin ha anche l’ambulanza, che consente di muoversi dal villaggio per andare a curare i pazienti e portarli in diversi ospedali se necessario.

Oltre ai trattamenti, il centro di cura è un luogo importante per le donne, perché qui possono incontrare altre donne, scambiare idee, condividere le loro esperienze e conoscenze. E questo contribuisce a migliorare la loro salute e a farle guarire.

Con questa newsletter speriamo di essere riuscite a darvi un’idea della vita del villaggio. Naturalmente, ci sono molte cose che non abbiamo menzionato, ma che arricchiscono la nostra vita quotidiana, come i quattro bellissimi pavoni che rallegrano la vita del villaggio, i giovani agnelli, la gallina che fa le uova ogni giorno, i tanti piccoli germogli degli alberi da frutta, o i venti che soffiano da tutte le direzioni, i pupazzi di neve, l’acqua ghiacciata, le passeggiate con spesse zolle di terra sotto le scarpe nella terra fresca, rossa, umida e ricca di vitamine. Possiamo felicemente dirvi che ha piovuto – e la pioggia qui è considerata sacra dopo quasi due anni di attesa e la siccità ha creato problemi a lungo termine….

Saremmo felici di ricevere feedback, idee e suggerimenti. Scriveteci per condividere i vostri pensieri e le vostre domande con noi.

E vi auguriamo tanta forza per il prossimo periodo!

JINWAR, febbraio 2022

Comunicato in occasione del 25 novembre

Insieme a tutte le donne che chiedono libertà, uguaglianza e pace, saremo in grado di costruire una Siria libera e di creare una Confederazione Mondiale delle Donne attraverso le nostre organizzazioni, idee e lotta ed essere pioniere in questa costruzione.

Traduciamo il comunicato pubblicato il 20 novembre 2021 da Women Defend Rojava.

All’opinione pubblica e ai media
Con lo slogan “Poniamo fine alla violenza e all’occupazione” noi lottiamo nello spirito di Hevrin Khalaf, Sosin Birhat, Hind, Saade, Deniz Poyraz, Leyla Agiri, Zahra Berkel e Kerima Lorena Tariman., donne che hanno combattuto contro lo stato-nazione patriarcale e in questa lotta hanno sacrificato la vita. La loro resistenza e la loro lotta eroica sono diventate il nostro modello per conquistare la libertà delle donne. Continueremo il loro cammino con determinazione e coraggio per avere una vita dignitosa e la liberazione delle donne.  

Alle compagne e sorelle
Le donne sono state sistematicamente assassinate per migliaia di anni, ma fino ad oggi, a livello internazionale, questo non è stato definito femminicidio. Le donne, le attiviste, coloro che fanno politica e lottano in tutto il mondo, hanno pagato un prezzo altissimo per il loro impegno contro l’oppressione e il genocidio, dall’America Latina alla Tunisia, dalla Turchia alla Polonia, dalla Siria all’India, dalla Bielorussia a Iraq, Libano, Pakistan e Afghanistan.

Il sistema dominato dagli uomini incoraggia la violenza globale usando religione e discriminazione basata sul genere e sul nazionalismo. Il martirio delle sorelle Mirabal per mano del dittatore Trujillo rappresenta un punto di svolta nella marcia della resistenza delle donne. Il giorno del loro martirio è usato come un momento storico per proclamare la resistenza delle donne all’oppressione, all’ingiustizia e alla tirannia. Nel 1999, sulla base di questo assunto, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha deciso di dichiarare il 25 novembre di ogni anno come Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne in tutto il mondo, al fine di eliminare la violenza fisica subita dalle donne.

Specialmente in tempi di conflitto armato noi, come organizzazione di donne che operano nel Nord-Est della Siria, sappiamo che in queste situazioni le prime vittime sono le donne. In particolare nelle zone occupate dallo stato turco, le donne hanno sperimentato ogni tipo di violenza come stupri, torture, arresti, rapimenti e privazione della libertà. Lo stato turco in queste zone ha commesso numerosi crimini di guerra e crimini contro l’umanità, mentre la comunità internazionale tace, nonostante il fatto che la violenza contro le donne in tutte le sue forme sia la violazione più diffusa dei diritti umani. Come indicato nelle risoluzioni delle Nazioni Unite, il 70% delle donne nel mondo è soggetto a violenza nella sua vita proprio per il genere a cui appartiene. La violenza si fa anche più feroce nel momento in cui diventa una pratica sistematica delle autorità e degli stati.

Il patriarcato e la violenza contro le donne hanno una lunga storia, così come la resistenza eroica che li contrasta. Tuttavia, la storia scritta dai potenti e dai governanti non parla della resistenza delle donne per consentire che potenti e governanti continuassero a mantenere unità e indipendenza. Noi pensiamo che il ventunesimo secolo sarà il secolo della liberazione delle donne, perché le voci di donne che chiedono libertà si stanno alzando in tutte le parti del mondo. Dalla regione che ha sconfitto l’ISIS grazie alla loro resistenza, delle donne gridano: “No alla violenza, no all’occupazione, no al conflitto armato, no alla guerra, no alla sostituzione demografica, no al genocidio, no all’assassinio delle donne”.

Noi, i movimenti delle donne di tutte le componenti del Nord-Est della Siria, dichiariamo di voler intensificare la nostra lotta contro la mentalità patriarcale, per un cambiamento della società basato sulla libertà e l’uguaglianza. Invitiamo le nostre sorelle in tutta la Siria a lavorare per un Paese libero e democratico e a creare un sistema che sostenga il diritto delle donne a vivere in sicurezza in tutte le sfere della vita.

Insieme a tutte le donne che chiedono libertà, uguaglianza e pace, saremo in grado di costruire una Siria libera e di creare una Confederazione Mondiale delle Donne attraverso le nostre organizzazioni, idee e lotta ed essere pioniere in questa costruzione: abbiamo la forza e la determinazione per farlo. Su questa base, noi, come donne del Nord-Est della Siria, porteremo avanti una serie di attività dal 20 novembre al 10 dicembre con lo slogan “Poniamo fine alla violenza e all’occupazione”.

Programma della campagna:

• Conferenze pubbliche e private per le donne nei villaggi, città, distretti e campi su: violenza e quale genere di violenza, violenza politica, diritto delle donne, forme di matrimonio.

• Conferenze pubbliche per cambiare la mentalità degli uomini.

• Corsi di formazione per uomini.

• Webinar.

• Realizzazione di un seminario di dialogo generale sulla lotta alla violenza contro le donne.

• Workshop sulla lotta alla violenza contro le donne

• Piattaforme pubbliche e programmi televisivi.

• Spettacoli e mimi in luoghi pubblici.

• Opuscoli sulla giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

• Marce speciali per le donne in tutte le province.

• Marce speciali per gli uomini in tutte le province.

• Una campagna di hashtag sui social media.

Comitato della campagna delle donne
del nord e dell’est della Siria per il 25 novembre 2021