Notizie da Jinwar (maggio 2022)

Volevamo darvi una piccola panoramica della primavera che abbiamo trascorso qui con molta energia nuova…

Cari/e amici/che, cari/e sostenitori/e di JINWAR,
Sono già passati tre mesi dalla pubblicazione dell’ultima newsletter di Jinwar del febbraio 2022.

Volevamo darvi una piccola panoramica della primavera che abbiamo trascorso qui con molta energia nuova e speriamo che anche voi ne facciate parte e che il sole primaverile arrivi anche a voi.
Dal 17 aprile 2022, qui siamo di nuovo in una fase calda di guerra. Ciò significa che gli attacchi delle forze di occupazione turche stanno aumentando ovunque, nelle aree di difesa di Medya, fino a Shengal e anche in Rojava. Per noi questo significa che è proprio in queste fasi che ci muoviamo con ancora più forza in una posizione di autodifesa, intendendo con questo anche l’autodifesa ideologica. In questo lo sviluppo di strutture di autogoverno sociale gioca un ruolo importante. Il Villaggio delle donne e dei bambini di Jinwar fa parte di questa attuazione pratica di come le idee di una vita libera e paritaria possano essere messe in pratica. È anche qui che si svolge la lotta più grande. Se si è in guerra allo stesso tempo, si diventa ancora più consapevoli dei valori che devono essere difesi e di come si lavora la terra e si semina, si costruiscono canali di irrigazione in modo che le piante possano crescere e prosperare nello stesso respiro, allora ci si rende conto di quanto possa essere complessa la difesa. Jinwar si propone di rendere possibile alle donne e ai loro figli una vita collettiva e autodeterminata nel corso delle quattro stagioni, con una prospettiva a lungo termine.
Allora, di cosa ci siamo occupati principalmente negli ultimi tre mesi? La terra è stata scavata di nuovo, i cespugli di rose sono stati tagliati, molti nuovi alberi sono stati piantati, i giardini sono stati sistemati, i canali d’acqua sono stati scavati, le piantine sono state coltivate e la sera abbiamo seguito le notizie, letto libri e a volte guardato film insieme. Questo equilibrio tra attività mentale e fisica è il pepe della vita equilibrata del villaggio e il vincolo di essere in lotta e allo stesso tempo in crescita.

Nei mesi di marzo e aprile ci sono state grandi celebrazioni, da un lato l’8 marzo, che è stato festeggiato dalle donne qui insieme e che invia un messaggio politico in tutto il mondo per fondare molti Jinwar dappertutto, per proteggere la propria terra, per unire le forze e trovare insieme un pensiero libero, una vita quotidiana organizzata e collettiva in modo etico ed estetico per condurre una vita ecologica e per impegnarsi politicamente per una vita in dignità e libertà per ogni donna nel mondo.
La festa del Newroz, che si è svolta qui il 21 marzo, ha un significato simile di resistenza e di nuovo inizio. L’abbiamo celebrata con un programma culturale e con un fuoco comune attorno al quale la gente ha ballato e cantato. Per il compleanno di Abdullah Öcalan, il 4 aprile, abbiamo piantato 100 nuovi alberi nel villaggio. Per il Capodanno Ezîdî (çarşema sor – mercoledì rosso) siamo andati insieme alle madri e ai bambini Ezîdî di Jinwar a una celebrazione in un villaggio Ezîdî e abbiamo appreso l’antica tradizione di questa festa per gli Ezîdî e la sua importanza. Essi celebrano il loro Capodanno nell’arco di tre giorni. Si festeggia sempre alla vigilia del çarşema sor, dipingendo insieme le uova e preparando un pane specifico.
Il calore estivo è penetrato qui, subito dopo la celebrazione del Capodanno, abbiamo rimosso tutte le “sobe” (le stufe riscaldate con il petrolio) dalle case, lavato con cura tutti i tappeti, i cuscini delle sedie e le coperte e preparato le case di fango per l’estate molto calda qui. Per fortuna, i mattoni di argilla tengono fuori il calore in estate e il terreno è fresco e, almeno a maggio, fornisce ancora aria piacevolmente fresca.


Anche gli animali hanno atteso con eccitazione la primavera e si sono moltiplicati: ora a Jinwar ci sono cinque giovani oche, tre piccoli cuccioli, gattini appena nati e, si spera, presto anche pulcini covati.
Purtroppo le piogge non hanno accompagnato la fase di semina, non c’è stata pioggia durante il periodo in cui i campi dovevano essere coltivati, il che significa che sono stati costruiti nuovi sistemi di irrigazione e scavati canali con molta fatica, ma poi la prima ondata di caldo è arrivata troppo presto e ha prosciugato alcuni campi nella zona di Jinwar, cosicché probabilmente quest’anno ci sarà solo un piccolo raccolto. Anche la nostra farina per il pane del villaggio è ora mescolata con farina di mais, perché gli effetti dell’embargo e della siccità degli ultimi anni si sentono ovunque. Il 1° maggio sono tornati la pioggia e il freddo e ora si avvicinano i caldi mesi estivi…
Per il centro di cura ŞîfaJin abbiamo ricevuto un torchio per l’olio, che le guaritrici vogliono usare per produrre da sole l’olio di sesamo nero, di semi di ortica, di olive o di semi di lino, in modo da poterlo poi trasformare in unguenti e creme.

È stato aperto un laboratorio di cucito come atelier, affinché le donne di Jinwar imparino a cucire e a confezionare i propri abiti e quelli dei loro figli. Sono state donate quattro macchine da cucire e una madre di Jinwar offre ogni giorno un corso di cucito di due ore alle altre madri.

Naturalmente siamo anche felici di sentire da voi cosa avete creato in questi mesi, quali sono i vostri piani e progetti futuri e se ci può essere una maggiore collaborazione con il villaggio Jinwar.
Siamo sempre felici di ricevere feedback, idee e suggerimenti da voi. Non esitate quindi a scriverci se volete condividere con noi i vostri pensieri e le vostre domande.

Vi auguriamo tanta forza per il prossimo futuro!

JINWAR, Maggio 2022
womensvillage.jinwar@gmail.com

Dobbiamo resistere alla guerra femminicida: la guerra di Stato turca di occupazione del sud Kurdistan

Dossier del TJK-E sulla guerra di occupazione turca in Kurdistan meridionale.

Indice

1. Introduzione – La nuova fase dell’aggressione dello Stato Turco in Kurdistan.

2. Background degli attacchi

3. L’invasione e il movimento delle donne

4. Supporto e azione internazionale


1. La nuova fase dell’aggressione dello Stato Turco in Kurdistan

Il 14 aprile 2022 nuove incursioni aeree e bombardamenti hanno annunciato la nuova fase dell’aggressione turca contro il Kurdistan. Tali attacchi concentrati sulle regioni a sud del Kurdistan: Zap, Metina, Avasin, sono stati seguiti dall’avanzata di migliaia di soldati trasformandosi, quindi, in una carica su vasta scala che sta proseguendo sino ad oggi. L’obiettivo immediato dell’invasione militare è quindi lontano dall’essere le Forze di Difesa del Popolo, quanto la guerriglia curda. Ad ogni modo, questa escalation deve essere vista come la fase più recente nell’attacco supportato dallo stato turco verso la popolazione curda, verso la democrazia nella regione curda e verso le conquiste del Movimento di Liberazione Curda e del Movimento delle Donne Curde. Esploreremo questi avvenimenti dalla prospettiva del Movimento delle Donne Curde in Europa (TJK-E). Discuteremo: il contesto di questi attacchi la relazione tra la questione femminista e globalmente delle donne la necessità dell’azione internazionale per difendersi dall’aggressione imperialista.

2. Background

Il contesto politico dietro questi attacchi è l’obiettivo del partito di governo turco AKP-MHP di far rivivere le ambizioni dell’impero ottomano ed estendere il proprio controllo nella regione. Per fare ciò, la coalizione AKP-MHP cerca di dividere e distruggere il popolo curdo e di rafforzare le politiche di genocidio contro di essa. E’ importante capire gli effetti di queste politiche attraverso la regione e non solo in maniera isolata. Ciò contempla: le permanenti occupazioni oltre confine di Afrin e Serekaniye, entrambe ricche di ben documentate violazioni dei diritti umani e dei crimini contro l’umanitàl’incessante aggressione militare in Siria e nella parte ovest del Kurdistan (Rojava)la distruzione delle riserve idriche ed energetiche della società civile gli attacchi intensificati sulla regione degli Yazidi di Shengal (Sinjar) gli attacchi dei droni oltre confine sulle aree civili, incluso il campo per rifugiati Makhmour. Questi attacchi fanno parte di un’ampia strategia contro la società civile curda e contro il movimento per la democrazia, l’ecologia e la liberazione delle donne. Il governo del Partito Democratico del Kurdistan (KDP) nel governo regionale del Kurdistan sta collaborando con lo stato turco nell’attuale invasione del sude del Kurdistan, incluse le incursioni nello Shengal. Tale tradimento fa anche parte di un tentativo di dividere il popolo curdo e metter l’uno contro l’altro. Nelle ultime due settimane si è assistito a molteplici azioni illegali da parte dell’esercito turco, incluso il bombardamento di quartieri abitati da civili a Kobane nonché all’uso di armi chimiche nell’invasione del Kurdistan. E’ importante sottolineare che la tempistica di questi attacchi rispetto alla guerra in coso in Ucraina, non è una coincidenza. Lo Stato Turco conta sul fatto che lo sguardo del mondo è rivolto all’Ucraina per la propria avanzata imperialista. In quanto membro della NATO, la Turchia sta sfruttando al meglio lo scontro della NATO con la Russia.

3. L’invasione e il movimento delle donne

Il movimento curdo delle donne è divenuto fonte d’ispirazione per la lotta globale delle donne. Le conquiste del movimento delle donne si sono imposte all’attenzione globale nella regione del  Kurdistan ovest (Rojava), dove il movimento  è stato capace di mettere in pratica i propri valori e costruire una partecipazione politica delle donne, l’autodifesa e varie forme di emancipazione.  Il movimento di liberazione delle donne in Rojava ha dato l’avvio ad una radicale trasformazione sociale storicamente caratterizzata dal matrimonio forzato, dalla violenza sulle donne e dalla loro esclusione in ambito economico, politico e sociale. L’aver collocato la trasformazione femminista della società curda al centro del movimento, diventando un esempio unico a livello mondiale, ha sollecitato l’attenzione ed il supporto delle femministe di tutto il mondo. In tutti gli attacchi del Movimento di Liberazione Curda, lo stato turco punta in modo deliberato e sistematico alle donne e alle organizzazioni delle donne. Ciò è stato ben documentato, in particolare dalle invasioni di Afrin e Serekaniye (8) ed include l’uso sistematico della violenza di genere e del femminicidio come strumento di guerra e occupazione (9). L’attuale offensiva militare va anche compresa all’interno di questo contesto. Le politiche dell’AKP-MHP non riguardano solo il genocidio contro i curdi; tentano di uccidere i valori del movimento, e i principi che il  movimento ssta costruendo,  attraverso una società democratica, come la liberazione delle donne. Divenendo organizzato e politicamente attivo, il Movimento delle Donne Curde, è capace di difendersi ed essere la spina dorsale di un forte movimento sociale di democrazia e contro l’imperialismo. Lo stato turco sa che il movimento delle donne ed il supporto internazionale che questo ha, sono alla base della lotta per la libertà del Kurdistan. Le implicazioni dell’imperialismo dello stato turco e il suo attacco alla trasformazione femminista sono noti globalmente. 

4. Supporto e azione internazionale

La persistente resistenza diretta dell’invasione da parte delle forze di autodifesa è stata decisiva. Oltre a questo, dall’inizio dell’invasione, le organizzazioni della società civile, i gruppi politici e i gruppi umanitari del mondo, hanno condannato questi attacchi. E’ importante intensificare il supporto internazionale. Il TJK-E si appella a tutte le organizzazioni di donne, ai movimenti, ai gruppi e ai loro alleati per supportare il popolo curdo contro l’invasione e il genocidio. Abbiamo un bisogno urgente che tutti le organizzazioni per i diritti delle donne, i diritti umani e le organizzazioni della società civile in Europa levino le loro voci contro questa guerra. Tutti i governi dovrebbero essere spinti a prendere posizione contro l’imperialismo, la brutalità e i crimini di guerra di questa guerra condotta da un membro della NATO. Chiediamo al pubblico internazionale, in particolare alle donne di tutto il mondo, di schierarsi con noi contro questi attacchi. 

Kurdish Women’s Movement in Europe TJK-E 

Movimento Curdo per le Donne in Europa TJK-E

Basta guerra di occupazione turca in Kurdistan!

“Opponiamoci alla guerra in Kurdistan! Sosteniamo un mondo in cui tutte le persone possano vivere insieme in solidarietà e uguaglianza” ha detto Women Defend Rojava in un appello contro la guerra di occupazione turca in Kurdistan.

Traduciamo da ANF News (22 aprile 2022).

La coalizione Women Defend Rojava ha rilasciato una dichiarazione in cui chiede azioni urgenti per fermare la campagna genocida della Turchia contro i curdi nel territorio del Kurdistan.
 
L’appello pubblicato venerdì è il seguente:
 
“In tutto il Kurdistan, la situazione si sta attualmente inasprendo e la guerra turca si sta intensificando immensamente. A ripetizione è stato annunciato che Erdogan avrebbe potuto espandere la sua guerra di occupazione nell’ombra della guerra in Ucraina. Anche se la guerra in Kurdistan stava già avendo luogo davanti agli occhi di tutti in ogni caso, ma comunque indisturbata, c’è ora una totale mancanza di attenzione. Facendo seguito alla recente pubblicazione dei piani per una nuova potente offensiva, lo Stato turco ha ora lanciato i suoi attacchi via aria e terra contro i civili e la guerriglia nelle aree di difesa di Medya in Kurdistan meridionale attraverso artiglieria, bombardamenti e aerei caccia nella notte del 17 aprile. L’invasione su larga scala della Turchia, in collaborazione con il PDK [Partito Democratico del Kurdistan] in Kurdistan meridionale (Iraq settentrionale), era prevedibile da molto tempo e ora è iniziata. Venerdì, il 15 aprile, il Primo Ministro del partito PDK, che governa il Kurdistan meridionale, ha incontrato Erdogan e il capo del servizio di intelligence turca (MIT). Oggi è stato riportato che gli aerei da guerra turchi stanno decollando da basi militari in Kurdistan meridionale, il che conferma soltanto ulteriormente la cooperazione dello Stato turco e del PDK. Insieme alla guerra della Turchia, ora sta incombendo la tanto temuta guerra interna tra curdi.
 
Nel frattempo, gli attacchi in Siria del Nord-Est si stanno intensificando. L’esercito turco sta attaccando la comunità di Zirgan e i villaggi nella regione principalmente cristiana di Til Temir con massicci attacchi di artiglieria. Di conseguenza numerose case e altri edifici, come la chiesa nel villaggio assiro di Til Tawil, sono già stati distrutti e i droni stanno ancora volando sulla regione.
 
In parallelo alla rinnovata offensiva militare turca in Kurdistan meridionale e all’intensificarsi degli attacchi in Siria del Nord-Est, anche la situazione a Şengal si sta inasprendo. L’esercito iracheno ha attaccato numerose posizioni delle forze di difesa yazide locali e ne è derivato un combattimento feroce. Il popolo di Şengal, dove l’ISIS ha commesso un genocidio nell’agosto del 2014, uccidendo decine di migliaia di yazidi e schiavizzando le donne e o bambini, sta ora affrontando un rinnovato pericolo. Con la costruzione di un muro di 250 km lungo il confine con il Rojava e il rafforzamento delle basi militari irachene nella regione, anche là la situazione sta esplodendo.
 
In Turchia, il regime di Erdogan continua le sue politiche fasciste. Le associazioni della società civile, come la piattaforma “Fermeremo i femminicidi” [Kadin Cinayetlerini Durduracagiz], che fa lavoro di pubbliche relazioni contro il femminicidio in Turchia e accompagna durante il processo le donne che hanno subito violenza, stanno per essere bandite. Nelle prigioni turche, l’isolamento e le torture sistematiche, inclusi gli incidenti mortali, sono la realtà quotidiana per i prigionieri politici. Nonostante ciò, la comunità internazionale rimane in silenzio su tutto questo, supporta e approva gli attacchi e ancora una volta si rende complice della politica fascista e della guerra della Turchia, che è contro la legge internazionale.
 
Comunque, noi non rimarremo in silenzio! I risultati della rivoluzione in Kurdistan, che mette la liberazione delle donne al centro delle sue lotte, è una spina nel fianco delle autorità. È nostra responsabilità opporci a questa guerra e difendere la rivoluzione delle donne ovunque siamo. Ci opponiamo alla guerra turca! Sappiamo di avere il potere di fermare questa guerra e cambiare il mondo con la nostra lotta comune per la dignità. Ci schieriamo fianco a fianco con i popoli del Kurdistan e il loro diritto all’autodeterminazione! Difendere il Kurdistan significa diventare consapevoli della responsabilità qua. Rendiamo visibile la resistenza ovunque!
 
Perciò, noi come Women Defend Rojava chiediamo che si agisca contro il colonialismo, il fascismo, il patriarcato e il femminicidio e tutte le forme di oppressione. Protestiamo in forme e con azioni creative, portiamo in pubblico la nostra resistenza contro la guerra di occupazione turca e combattiamo insieme per una vita di dignità e libertà! Ci sono molti modi di portare l’attenzione verso la guerra della Turchia, che sia sui social media, attraverso striscioni, fotografie solidali in difesa del Kurdistan, distribuzione di volantini o altre azioni negli spazi pubblici. Unitevi all’appello e diffondetelo!
 
È tempo di attivarsi contro questa guerra, di resistere e di portare per le strade e per le piazze la nostra protesta femminista! Insieme difendiamo la rivoluzione delle donne! Ci opponiamo alla guerra in Kurdistan! Sosteniamo un mondo in cui tutte le persone possano vivere insieme in solidarietà e uguaglianza!”

Appello contro la chiusura dell’HDP

Le nostre organizzazioni chiedono alle autorità di affermare il diritto alla rappresentanza politica in Turchia e di garantire che qualsiasi procedimento sia pienamente conforme agli standard internazionali.

Le organizzazioni firmatarie di questo appello, attive nel campo della democrazia e della protezione e promozione dei diritti umani, sono profondamente preoccupate per il caso in corso presso la Corte Costituzionale in Turchia riguardo alla chiusura del partito di opposizione HDP (Partito Democratico dei Popoli). L’HDP è stato fondato il 15 ottobre 2012 e da allora è stato un attore fondamentale della vita politica in Turchia. Le nostre organizzazioni chiedono alle autorità di affermare il diritto alla rappresentanza politica in Turchia e di garantire che qualsiasi procedimento contro i partiti politici e i loro rappresentanti sia pienamente conforme agli standard internazionali per un processo equo e che preveda la costituzione di una Corte indipendente e imparziale, come stabilito dalla legge e dal diritto della difesa.

In seguito all’ultima serie di memorie difensive scritte e orali da parte dell’HDP, la Corte costituzionale dovrebbe annunciare la sua decisione nei prossimi mesi. Se la Corte costituzionale dovesse approvare la richiesta del Procuratore Capo e pronunciarsi a favore della sua richiesta di chiudere l’HDP in modo permanente o parziale, o di privarlo completamente degli aiuti della tesoreria, l’HDP cesserà di esistere. I suoi rappresentanti, che sono ritenuti responsabili di fatti che, secondo il procuratore capo, giustificherebbero lo scioglimento del partito, saranno anche interdetti dall’attività politica per 5 anni.

L’ufficio del procuratore capo della Corte suprema d’appello ha inviato il suo atto d’accusa alla Corte costituzionale il 7 giugno 2021. L’atto di accusa chiedeva lo scioglimento dell’HDP e l’interdizione dalla politica per 5 anni di 451 membri del partito, compresi i copresidenti Mithat Sancar e Pervin Buldan. Le parole e le azioni di 69 membri del partito sono indicate come la motivazione principale per la richiesta di chiusura. Nell’atto d’accusa non sono state presentate nessuna prova concreta o affidabile attribuibile all’HDP come istituzione, e nessuna giustificazione per la richiesta di scioglimento del partito, cosa che violerebbe il diritto alla rappresentanza politica di oltre il 10% degli elettori nelle ultime elezioni. 

Dopo la difesa preliminare presentata dall’HDP nel novembre 2021, il procuratore capo ha presentato alla Corte costituzionale le sue opinioni in merito, che sono state poi notificate all’HDP il 20 gennaio 2022. Opinioni che ribadiscono le rivendicazioni e le richieste contenute nell’atto d’accusa; nulla fa pensare che l’ufficio del procuratore abbia preso atto della difesa dettagliata presentata dall’HDP.

Il procedimento si svolge sullo sfondo di un grave arretramento democratico e dello stato di diritto in Turchia. Nonostante gli emendamenti introdotti in Costituzione come parte del processo di adesione all’Unione Europea negli anni 2000, che hanno reso più difficile la procedura di chiusura dei partiti comune negli anni ’90, nel 2009 la Corte costituzionale ha chiuso il DTP (Partito per una società democratica), un partito politico precedente all’HDP. 

La Corte Europea per i Diritti Umani, negli ultimi anni, ha ripetutamente condannato la Turchia per aver violato la Convenzione, come nei casi riguardanti la chiusura del DTP e quello nei confronti dell’HDP e dei suoi membri, in cui la Corte ha ritenuto che le procedure avviate contro questi soggetti politici fossero, secondo la Convenzione, in violazione dei diritti dei denuncianti. Il governo turco ha costantemente mancato di rispettare le sentenze della Corte Europea per i Diritti Umani, e il 2 febbraio 2022 questo atteggiamento ha portato all’avvio di una procedura di infrazione contro la Turchia da parte del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa. 

Le ripetute dichiarazioni dei portavoce del partito di governo AKP e del suo alleato MHP, che chiedono la chiusura dell’HDP e l’interdizione dei suoi membri dalla politica, indicano anche il tentativo del governo di minare l’autorità della Corte Europea per i Diritti Umani e di interferire nei procedimenti che si svolgono nei tribunali nazionali, compresa la Corte costituzionale, in violazione del principio di indipendenza del potere giudiziario da altri poteri dello Stato.

Le nostre organizzazioni sono profondamente preoccupate per l’impatto che la decisione della Corte Costituzionale potrebbe avere sui diritti degli imputati e sulla democrazia politica in Turchia. Chiediamo alla Corte Costituzionale di garantire che i procedimenti giudiziari si svolgano nel pieno rispetto degli standard nazionali e internazionali del giusto processo, compreso il principio di indipendenza e imparzialità della giustizia e i diritti della difesa. Esortiamo inoltre il governo turco a rispettare l’indipendenza e l’imparzialità della magistratura, astenendosi dall’influenzare direttamente o indirettamente le decisioni della Corte, e a sostenere i diritti alla rappresentanza politica e alla partecipazione democratica, che sono una condizione preliminare per il rispetto della democrazia, dello stato di diritto e dei diritti umani in Turchia.

  • Asociación Americana de Juristas (AAJ)
  • Associació Catalana per a la Defensa dels Drets Humans (ACDDH) – Catalonia
  • Asociación Libre de Abogadas y Abogados, (ALA), Madrid
  • Association for Monitoring Equal Rights 
  • Association of Lawyers for Freedom (ÖHD)
  • Bakers, Food and Allied Workers Union (BFAWU)
  • Campaign Against Criminalising Communities (CAMPACC)
  • Center of research and elaboration on democracy/Group for international legal intervention (CRED/GIGI)
  • Civic Space Studies Association
  • Confederation of Lawyers of Asia and the Pacific (COLAP)
  • Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane (CISDA)
  • Democratic Lawyers Association of Bangladesh (DLAB)
  • Demokratische Juristinnen und Juristen Schweiz (DJS)
  • Eskubideak, Basque Country
  • European Association of Lawyers for Democracy and World Human Rights (ELDH)
  • European Democratic Lawyers (AED)
  • General Federation of Trade Unions (UK)
  • Haldane Society of Socialist Lawyers
  • Human Rights Agenda Association
  • Human Rights Association
  • Human Rights Foundation of Turkey
  • International Bar Association’s Human Rights Institute (IBAHRI)
  • Italian Democratic Lawyers / Giuristi Democratici
  • International Association of Democratic Lawyers (IADL)
  • International Federation for Human Rights (FIDH)
  • KulturForum TürkeiDeutschland e.V.
  • Legal Team, Italy
  • Life-Memory-Freedom Association (Yaşam Bellek Özgürlük)
  • MAF-DAD e.V (Association for Democracy and International Law )
  • National Lawyers Guild International (USA)
  • National Union of Peoples’ Lawyers, Philippines (NUPL)
  • People’s Law Office / International
  • Progressive Lawyers’ Association (ÇHD)
  • Republikanischer Anwältinnen – und Anwälteverein e.V. (RAV), Germany
  • Rete Jin Italia (Jin Net)
  • Rights Initiative Association
  • Rosa Women’s Association
  • Social Policy, Gender Identity, and Sexual Orientation Studies Association (SPoD)
  • Syndicat des Avocats de France (SAF)
  • Syndicat des Avocats pour la Démocratie, Belgium (le SAD)
  • The Indian Association of lawyers
  • The National Association of Democratic Lawyers, (NADEL), South Africa
  • Transport Salaried Staffs Association
  • Ukrainian Association of Democratic Lawyers
  • Vereinigung Demokratischer Juristinnen und Juristen (VDJ)
  • Vereniging Sociale Rechtshulp Nederland

Insieme difendiamo la rivoluzione in Rojava – La difesa e la liberazione di Afrin è la difesa della rivoluzione delle donne

La regione di Afrin in particolare ha giocato un ruolo centrale come centro della rivoluzione delle donne e nella creazione di strutture democratiche dirette.

Traduciamo da Women Defend Rojava, 17 marzo 2022.

Quattro anni fa migliaia di persone in tutto il mondo sono scese in piazza, il loro cuore con Afrin, per esprimere a gran voce la loro opposizione alla guerra illegale della Turchia. Il 20 gennaio 2018, lo stato turco ha lanciato una guerra sulla regione di Afrin, il cantone occidentale dell’Amministrazione Autonoma del Nord-Est della Siria. Giorno e notte, città e villaggi, campi profughi e siti storici sono stati bombardati da aerei da guerra e dall’artiglieria turchi. L’attacco della Turchia e delle milizie jihadiste sue alleate è continuato fino al 18 marzo. Nel corso di questa guerra sono stati uccisi e feriti centinaia di civili. Centinaia di migliaia di persone sono state sfollate e costrette a lasciare le loro case. Da allora, Afrin è sotto l’occupazione turca e tutte le conquiste fatte precedentemente nella direzione dell’auto-organizzazione delle comunità locali sono state distrutte. Sotto l’occupazione turca la diversità delle persone che abitano quell’area non è più considerata e i diritti delle donne per cui si è combattuto sono stati di fatto aboliti. Le case sfitte delle famiglie sfollate sono state consegnate dai militari turchi alle famiglie dei combattenti delle milizie islamiste e di altre milizie sostenute dalla Turchia. Sono state stabilite nuove amministrazioni regionali sotto il controllo turco come parte del piano di sostituzione demografica nella regione. Allo stesso tempo, l’invasione turca, offrendo questa opportunità, ha incoraggiato l’ISIS a riorganizzarsi.

La guerra ad Afrin è lungi dall’essere finita; è appena iniziata con l’occupazione. Quasi ogni giorno ci sono scontri ed esplosioni che causano un gran numero di vittime civili. Attraverso arresti, rapimenti, presa di ostaggi con alte richieste di riscatto, così come assassinii e torture, sotto l’occupazione turca si è instaurato un regime autoritario che diffonde paura e terrore. La zona è anche diventata un rifugio per i membri dell’ISIS e altri jihadisti. La vita lì, per le donne, è come in una prigione, dal momento che molte non escono più di casa per paura della violenza quotidiana. Matrimoni forzati, violenze sessuali, torture, uccisioni e centinaia rapimenti da parte di gruppi armati sostenuti dai turchi sono parte della realtà quotidiana che le donne e le ragazze devono affrontare.

Nel frattempo, sono passati quattro anni e ci rendiamo conto che la guerra ad Afrin è tutt’altro che finita, ma è solo iniziata con l’occupazione. Fa parte del sistema globale patriarcale di dominazione in cui gli stati nazionali come la Turchia conducono guerre per interessi di potere geopolitico e risorse. Si tratta di un altro femminicidio, perché la sottomissione, lo stupro e l’assassinio delle donne è sempre una parte fondamentale della conquista di un paese e del suo popolo. È una guerra contro un’alternativa sociale allo stato-nazione e al patriarcato che si sta creando e sviluppando sulla base della liberazione delle donne, della democrazia di base e della sostenibilità ecologica.

La regione di Afrin in particolare ha giocato un ruolo centrale come centro della rivoluzione delle donne e nella creazione di strutture democratiche dirette e partecipative nella Siria del Nord-Est. Qui sono state create istituzioni femminili, comuni e consigli delle donne, basati sulla democrazia diretta, che hanno contribuito ad abbattere la disuguaglianza di genere. 

Durante l’invasione dello stato turco e la successiva occupazione numerosi siti archeologici storici della regione, parte del patrimonio delle società matriarcali locali, sono stati deliberatamente distrutti per cancellare la memoria della regione e un pezzo di storia delle donne. Tra questi, per esempio, il tempio Tel Aştar ad Ain Dara, dedicato alla dea Iştar. 

La distruzione si estende alla devastazione massiccia e ai danni irreversibili causati alla ricca natura e all’ecosistema di montagne, fiumi e terra fertile di Afrin. Numerosi campi sono stati bruciati e decine di migliaia di alberi, tra cui un gran numero di ulivi, sono stati abbattuti a causa dell’occupazione della Turchia e delle sue milizie jihadiste. Le strutture democratiche di base precedentemente create dalla popolazione locale, con comunità e consigli organizzati a livello comunale, che permettevano la convivenza dei diversi popoli così come la loro partecipazione politica, sono state sostituite dalla Turchia con un progetto di sostituzione demografica e di annientamento non solo dei curdi locali, della loro lingua, cultura e storia, ma della convivenza dei popoli della regione.

Fino ad oggi, lo stato turco continua la sua guerra e l’occupazione nel Nord-Est della Siria con l’aiuto delle sue milizie jihadiste. La regione è continuamente bombardata dai droni turchi e dall’artiglieria, con il risultato che numerosi civili vengono feriti e uccisi. La comunità internazionale tace sull’occupazione e sugli attacchi in corso ed è complice. Non abbiamo dimenticato Afrin e non accetteremo la sua occupazione.

La difesa della rivoluzione delle donne in Rojava è internazionale perché ispira molti movimenti femministi e femminili in tutto il mondo. “Questa rivoluzione non è solo per il Kurdistan o il Medio Oriente, è una rivoluzione per tutta l’umanità, è la speranza dell’umanità. […] Ecco perché voglio lottare per la libertà di tutte le donne. Mi sono unita a questa rivoluzione come compagna, se un giorno dovessi essere ferita o essere martirizzata, sono pronta a farlo come compagna”. Con queste parole, Şehîd Hêlîn Qereçox, Anna Campbell, è partita per difendere la rivoluzione ad Afrin al momento dell’invasione turca. Il 15 marzo 2018, il 55° giorno della resistenza ad Afrin, è stata martirizzata in un attacco aereo turco, così come molti altri nella lotta per liberare Afrin. Con la sua lotta e determinazione, ha ispirato molte persone e ha costruito molti ponti per la nostra lotta comune per una società liberata dal genere, ecologica, solidale e democratica! Ieri, oggi e con loro nei nostri cuori per il domani!

Unite nella lotta di liberazione – Contro l’occupazione e il femminicidio! Difendere e liberare Afrin significa difendere la rivoluzione delle donne!